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A Brancaccio lenzuoli bianchi contro il buio della morte

Bergoglio nel quartiere di don Pino: prega nella sua chiesa e sul luogo del martirio

data articolo 16/09/2018 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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A Brancaccio lenzuoli bianchi contro il buio della morte
A Brancaccio lenzuoli bianchi contro il buio della morte

Brancaccio si è svegliata vestito di bianco. Un quartiere addobbato per il Papa. Tantissimi balconi, come aveva chiesto nei giorni scorsi il parroco don Maurizio Francoforte, mostrano con orgoglio non le crepe di sempre, ma il bianco della purezza e della ribellione alla mafia che sporca la buona volontà dei siciliani, arricchito dai ricami che la tradizione delle nonne vuole nelle tovaglie dei corredi realizzati a mano. Ma c’è chi ha fatto di più e ha scritto qualcosa su quel bianco: «Dio salva sempre tramite qualcuno» si legge nei tre balconi della palazzina di via Brancaccio di fronte alla parrocchia di San Gaetano; «Grazie Francesco per l’omaggio fatto al coraggioso testimone della verità del Vangelo, del nostro Pino Puglisi» recita un grande telo appeso in un palazzone di piazza Anita Garibaldi. Il tutto condito da applausi, urla festanti, mani alzate in cielo e richieste di benedizioni a quell’uomo, vestito anche lui di bianco, che mai avrebbe immaginato di poter vedere a casa loro. Perché è questa è la sorpresa della visita di papa Francesco a Palermo, non è dislocata nei luoghi ufficiali dell’incontro, ma percorre strade strette e lontane dal centro, attraversa le vite delle famiglie ed entra nelle case. E’ stato così a Brancaccio, quello stesso quartiere per cui è morto il beato Pino Puglisi, quel territorio ancora vessato dalla piaga mafiosa, ma anche attraverso il lavoro della parrocchia, del Centro Padre Nostro, delle scuole, delle associazioni, cerca di voltare la pagina nera della storia. Ci sono due ali di folla nell’angusta via Brancaccio a fare festa a papa Francesco che arriva davanti a san Gaetano intorno alle 15, a bordo di una Volskwagen golf blu. C’è monsignor Corrado Lorefice con lui, trova il parroco don Maurizio Francoforte e il diacono Angelo Nocilla ad accoglierlo. Un momento lontano dalle telecamere, intimo di preghiera. « Si è soffermato davanti all’altare di don Pino – ripercorre ogni istante don Maurizio – ha pregato davanti al Santissimo, abbiamo dato un dono che è la sintesi del martirio di don Pino e poi il Papa ha scritto un messaggio nel nostro libro dei ricordi. Adesso possiamo dire che abbiamo un’impronta indelebile a Brancaccio, quella di Francesco». Fuori Brancaccio che si emoziona, che chiede a gran voce un segno, un gesto speciale. E papa Francesco non si sottrae: si dirige verso i bambini che gridano il suo nome e lo ringraziano, assieme ai volontari del Centro parrocchiale Padre nostro, e li saluta uno per uno. Hanno toccato la mano del Papa, quei ragazzini, anche i più scapestrati, sono in estasi. «Questa è una giornata che sarà incisa nel cuore di molti, anche di chi ha vissuti difficili. Ho visto persone che non finivano di ringraziare per questo grande dono» aggiunge il parroco. Poi di nuovo in auto e via veloce verso il luogo del martirio di don Pino. Esattamente 25 anni fa in quel marciapiede di piazza Anita Garibaldi 5, che adesso si chiama piazzetta Beato padre Puglisi, quel sacerdote veniva ucciso da killer di Cosa Nostra. Lo ricorda proprio lì, attendendo il Papa, Pippo De Pasquale, 75 anni che la sera del 15 settembre 1993 soccorse don Pino trovato a terra in stato di incoscienza: «Abbiamo chiamato i soccorsi. L’ho accompagnato, ero con lui nell’ambulanza che lo ha portato all’ospedale Buccheri La Ferla. Non è morto da solo, accanto aveva un suo amico di infanzia. L’idea di aver avuto tra le braccia un santo non mi sfiora, perché non è morto. Qualche volta gli parlo ancora». Anche a piazza Anita Garibaldi c’è una folla in delirio. Improvvisamente si sentono fischi, sembrano rivolti al sindaco Leoluca Orlando, che resta in disparte. Arriva papa Francesco e, accompagnato da sorrisi, foto e applausi, raggiunge il luogo del delitto; prende dalle braccia di Antonella D’Alia, un’educatrice in sedia a rotelle del Centro Padre Nostro, un grande cuscino di rose rosse e lo pone sopra una croce scolpita a terra accanto al civico numero 5. Si ferma pochi secondi in raccoglimento, poi una visita alla casa-museo, solo in compagnia di monsignor Corrado Lorefice. Le sue mani sfiorano la scrivania, il letto, il libri del beato Puglisi. Giù ad attenderlo tutti gli operatori del Centro Padre Nostro Ets., che curano anche la casa-museo visitata da centinaia di persone, e il presidente Maurizio Artale. Papa Francesco saluta tutti, benedice i familiari di don Puglisi, i fratelli Gaetano e Francesco, le mogli, i figli e i nipoti. Poi abbraccia il giovane Pablo Tabbita, disabile che vive al numero 4 della piazza, e il padre Giuseppe Tabbita. «E’ stato troppo emozionante» si commuove Pablo. Antonella, che ha offerto i fiori al Papa, trema ancora: «Mi ha regalato un sorriso immenso, una carezza, ho provato una scossa alla guancia e mi ha regalato il Rosario». «Ha benedetto i progetti dell’asilo nido e della piazza, che gli abbiamo mostrato, e che ci invitato a continuare sulla strada che abbiamo percorso» dice Artale. Poi via, di nuovo in auto, verso la tappa successiva.

Alessandra Turrisi

tag XXV anniversario tag martirio tag padre pino puglisi segnala pagina Segnala commenta articolo
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