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«Così racconteremo al Papa nostro fratello don Pino Puglisi»

A colloquio con i familiari che accoglieranno Bergoglio

data articolo 15/09/2018 autore Avvenire categoria articolo RASSEGNA
 
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Così racconteremo al Papa nostro fratello don Pino Puglisi
Articolo di Avvenire

Se stamani Papa Francesco arriva a Palermo nel giorno in cui un quarto di secolo fa veniva ucciso dalla mafia padre Pino Puglisi, lo si deve anche ai fratelli del prete beato. Era il novembre 2017 quando Gaetano e Francesco Puglisi fecero partire da Brancaccio, il quartiere dove la loro famiglia abitava e dove don Pino era stato assassinato davanti al portone del loro appartamento, una lettera indirizzata alla «benevola e paterna attenzione del Santo Padre». Poco meno di due pagine dattiloscritte in cui i fratelli del sacerdote confidavano al Pontefice un loro «desiderio», come lo definivano nello scritto: averlo «pellegrino nel luogo del martirio e nella casa dove visse fino all’ultimo giorno». «E’ vero – racconta Gaetano ad Avvenire alla vigilia dell’evento-. Abbiamo invitato il Papa come parenti in una ricorrenza che riteniamo importante sia per noi, sia per la comunità cristiana siciliana». Il loro sogno si avverrà fra poche ore quando nel primo pomeriggio di oggi, alle 15, il Papa si fermerà in preghiera nel punto esatto in cui don Pino è stato ucciso dai sicari di Cosa Nostra, all’ingresso del condominio al civico 5 di piazza Anita Garibaldi nel cuore di Brancaccio. A dare il benvenuto a Bergoglio ci saranno proprio i due fratelli del parrinu con le mogli, i figli e i nipotini. «Dal 1993 – spiega Gaetano – il 15 settembre è per noi familiari un giorno di angoscia e lutto. Riviviamo il tragico momento della morte di Pino. E ci fa profondamente soffrire tornare nel luogo in cui fu ucciso, posto caro alla famiglia che da angolo di gioie e di ricordi felici è diventato una sorta di cimitero». Però, prosegue il maggiore dei fratelli Puglisi, «quest’anno in una data tanto difficile avremo la gioia di incontrare il Pontefice. E sarà un’emozione fortissima. Anche perché riteniamo papa Francesco molto vicino alla figura di nostro fratello che ha avuto come coordinate del suo ministero la carità, la misericordia e tanto amore per il prossimo». Ottantasette anni - sei in più di don Pino – con un passato da meccanico specializzato nelle pompe dei motori a scoppio, Gaetano mostra la lettera che con Francesco ha scritto a Bergoglio in cui i due confidano di avere una «veneranda età» e alcuni «acciacchi che minano la salute». Ma restano in prima linea a testimoniare l’eredità di un prete di strada che, toccando le coscienze nel rione bunker di Cosa Nostra, avevano fatto tremare la più potente organizzazione criminale della Sicilia. «Sono certo – dice Gaetano – che il Papa con la sua presenza e con le sue parole potrà dare conforto e coraggio a tutti coloro che ancora soffrono in questa regione tanto martoriata, così come a Palermo aveva fatto a don Pino con le sue azioni scaturite dalla fedeltà assoluta al Vangelo che lo hanno portato alla morte». L’abitazione di famiglia è oggi la casa museo “Beato Puglisi” che in quattro stanze ripercorre il quotidiano e la profezia del sacerdote di frontiera. E’ qui che Bergoglio entrerà accompagnato dai fratelli del “prete del sorriso”. «Accoglieremo il Papa con umiltà – afferma Gaetano-. Saremo lieti di mostrare tutto ciò che senza clamore, in silenzio , Pino ha fatto nel nome di Gesù per quanto che gli chiedevano aiuto e soffrivano qui a Brancaccio a causa delle loro condizioni di disagio, povertà, emarginazione». Un impegno – prosegue Gaetano – che «oggi continua grazie al Centro Padre Nostro che, sostenuto anche da noi familiari, porta avanti la sua opera di riscatto sociale con molte iniziative concrete: i campi sportivi, gli sportelli di aiuto per le famiglie, il recupero scolastico, il centro anziani, la casa per le donne vittime di maltrattamenti, la rieducazione dei detenuti». E la più recente sfida lanciata dal Centro è quella dell’asilo nido a Brancaccio, ultimo sogno di “3P”, come viene chiamato in modo confidenziale padre Pino Puglisi. «Presenteremo al Papa il progetto del plesso da realizzare come opera per il 25°del martirio e gli chiederemo di benedirlo – rivela Gaetano -. Inoltre gli doneremo il libro su don Pino con le testimonianze di noi fratelli e una medaglia per l’anniversario». Il volto di Gaetano si fa serio. «Pino ha tradotto in vita la Parola e l’Eucarestia che celebrava ogni giorno. E ha mostrato a tutta l’Italia come un piccolo grande uomo di Dio possa scuotere gli animi di moltissima gente con la sua semplicità e la sua tenacia». Una pausa. Poi Gaetano riprende: «Se oggi fosse ancora in mezzo a noi don Pino si rivolgerebbe ai giovani che amava in modo viscerale e verso i quali riponeva una straordinaria fiducia. Lui sosteneva che si dovesse partire da loro per cambiare la società e liberarla dagli abusi e dall’ingiustizia».

Giacomo Gambassi

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