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Grasso: vedo nelle istituzioni uomini disponibili verso i boss

Il Procuratore ricorda il sacrificio di don Puglisi, assassinato undici anni fa. "I capi di Cosa Nostra sono ambiti perchè portano voti e lavoro"

data articolo 12/09/2004 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo del Giornale di Sicilia
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PALERMO. "C'è un bisogno e una mancanza dello Stato, provocatoriamente potrei dire che c'è voglia di mafia. Gli uomini d'onore sono ricercati per far carriera e trovare voti". Le parole del procuratore capo della Repubblica di Palermo, Pietro Grasso, risuonano nel cuore di Brancaccio. E rilanciano con forza l'allarme sulle infiltrazioni delle cosche all'interno delle istituzioni. L'accusa del magistrato risuona all'interno della piccola aula consiliare della seconda circoscrizione del capoluogo. Ieri una seduta particolare in occasione delle manifestazioni per ricordare l'undicesimo anniversario dell'uccisione di padre Pino Puglisi, il parroco del quartiere. Pochi i presenti. Soltanto un piccolo gruppo ha partecipato alla seduta-dibattito. "La mafia è dentro lo Stato quando cerca di acquisire il consenso dei cittadini. C'è una doppia mafia e un doppio Stato - ha continuato Grasso -. C'è uno Stato che conte-sta la mafia e applica la legge, un altro Stato invece che si rende disponibile alla mafia. Ci sono alcuni comportamenti che fanno emergere uno spaccato impressionante. Spero che siano fatti isolati e non la generalità. Quanta gente bussa dai mafiosi per ottenere voti, posti di lavoro.. .Cosa possiamo fare? La mafia èun fenomeno complesso, la magistratura può fare opera solo di repressione, per ripulire il quartiere dalla criminalità". Ma a quali vicende sì riferisce il procuratore? Grasso non ha voluto fare nomi e pressato dai cronisti ha fatto capire di riferirsi alle recenti vicende giudiziarie. E cioè alle indagini su mafia e talpe al palazzo di giustizia che hanno portato all'arresto dell'ex assessore comunale di Palermo Mimmo Miceli e al coinvolgimento del presidente della Regione Totò Cuffaro, per il quale la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per favoreggiamento e rivelazioni di segreto d'ufficio. E sul cambiamento della mafia, sempre ieri Grasso, in un'intervista a Sky, ha dichiarato che il super latitante "Bernardo Provenzano è l'artefice di questa nuova strategia post stragista, in cui Cosa nostra è diventata più rassicurante e meno sanguinaria". Il capo della Procura palermitana si sofferma su altri due temi caldi della lotta alla mafia: il pentitismo e la legislazione processuale. "I pentiti sono comunque uno strumento da usare come il bisturi, se si sbaglia anche di poco si possono far danni anzichè benefici". Sul secondo ammette che "certa legislazione non aiuta, occorrono spinte molto forti per passare dalla parte dello Stato. Spesso - conclude il magistrato - assi-stiamo a clamorose marce indietro di testimoni. Per evitare questo, in futuro, bisognerebbe mettere mano alla procedura processuale anticipando, ad esempio, a prima del giudizio l'audizione dei testimoni, naturalmente con tutte le garanzie processuali del caso". Sempre nell'ambito delle manifestazioni dopodomani a partire dalle 21 ci sarà una veglia in piazzale Anita Garibaldi, dove il prete fu assassinato il 15 settembre del 1993. La seduta del consiglio di circoscrizione di ieri è stata coordinata dal presidente, Sandro Terrani, presenti anche padre Mario Golesano che lavora in trincea, nel quartiere dove padre Pino è stato ucciso, da undici anni e "con tre by pass". Padre Golesano ha ribadito "quanto ancora ci sia da lavorare a Brancaccio e che per una trasformazione si deve cambiare la cultura. A Brancaccio ci sono i licei, ma non sono frequentati dai ragazzi del quartiere". Tra gli altri presenti anche il senatore forzista Mario Ferrara, il vicesindaco di Palermo Dario Falzone e il consigliere comunale Pasquale Terrani. Valeria Giarruso

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