giovedì 26 gennaio 2023
Appena una settimana fa l’allarme sulle risorse stanziate dal governo Conte e poi “dimenticate” negli anni. Il progetto è stato sostenuto sin dall’inizio anche da “Avvenire”
La consegna del progetto dell'asilo Giuseppe Puglisi, marzo 2019, al Brancaccio. La gente sta ancora attendendo

La consegna del progetto dell'asilo Giuseppe Puglisi, marzo 2019, al Brancaccio. La gente sta ancora attendendo - A. Fucarini

COMMENTA E CONDIVIDI

Dopo le denunce e le preoccupazioni dei giorni scorsi, da Palermo arriva una buona notizia: l’asilo voluto da don Pino Puglisi, nel cuore della sua Brancaccio, potrà vedere la luce. Il Comune ha trovato i fondi necessari e si impegna a sostenere l’opera, dopo che un primo finanziamento era sfumato. I soldi, dunque, ci sono e sembra quasi un miracolo. Ora bisognerà mettere in moto la macchina amministrativa e correre, per non andare oltre le scadenze tecniche.

L’annuncio lo ha dato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, con una nota: «L’amministrazione ha dovuto prendere atto dei ritardi che si erano accumulati nella precedente consiliatura per la realizzazione dell’asilo nido “I Piccoli del Beato Giuseppe Puglisi” di Brancaccio e che hanno impedito di utilizzare le risorse disponibili fino al 31 dicembre 2022. Si è reso necessario un definanziamento, associato all’impegno che avremmo ritrovato presto le risorse attraverso la riprogrammazione e rimodulazione dei fondi Pon Città Metropolitane 2014-2020 e il conseguente appostamento della spesa sul Pon 2014-2020 complementare».

«Da un esame delle economie che si sono determinate a valle degli interventi Pon – continua il sindaco – sono stati rinvenuti oltre 3 milioni e 800 mila euro e l’amministrazione si appresta ora ad avviare la procedura per poter finalmente pervenire alla definizione del progetto e all’aggiudicazione della gara, con i lavori che dovranno essere conclusi entro il 31 dicembre 2026. È un modo da parte dell’amministrazione pubblica di raccogliere e portare avanti il messaggio di padre Pino Puglisi che credeva fortemente nella strategica e necessaria funzione educativa della scuola».

A prescindere dalle annotazioni burocratiche, espresse con il linguaggio proprio, sono due le certezze da cui ripartire. I quasi quattro milioni disponibili e l’indicazione di una data di conclusione dei lavori. «Il 2026 – spiegano fonti comunali – sembra un orizzonte lontano, ma, dal punto di vista amministrativo, l’obiettivo è ravvicinato».

L’asilo era stato progettato dal Centro di Accoglienza Padre Nostro, con la collaborazione di Reggio Children e il contributo economico della Fondazione Giovanni Paolo II di Firenze, oltre che l’impegno del quotidiano Avvenire. Nel 2018, la benedizione di Papa Francesco, durante la sua visita alla Casa Museo del Beato. Raggiante Maurizio Artale, il presidente del Centro Padre Nostro che, a Brancaccio, si muove nel solco dell’insegnamento di padre Puglisi.

«Le dichiarazioni del sindaco di Palermo sono molto nette – commenta Artale –. Sono contentissimo, anche perché, rispetto al progetto originario, ci sono ottocentomila euro in più che serviranno per rifinire l’arredamento e la cucina. Si tratta di un risultato importantissimo e noi ringraziamo tutti quelli che hanno sostenuto questa giusta battaglia, senza dimenticare l’impegno del quotidiano Avvenire che ci è stato accanto in tutti questi anni». Il presidente del Centro è un fiume in piena di felicità: «Tutto nasce da una intuizione del Beato Giuseppe Puglisi. Lui diceva che la repressione è sacrosanta, ma che la vera lotta alla mafia si fa cominciando dai più piccoli».

Lo stesso Artale, nei giorni scorsi, aveva usato toni duri e allarmati, quando sembrava che l’obiettivo fosse tramontato: «A causa di una poco accorta gestione politica e burocratica degli adempimenti necessari alla costruzione di un asilo nido a Brancaccio, denominato “I piccoli del Beato Giuseppe Puglisi”, i tre milioni di euro stanziati dal governo Conte, nell’aprile del 2019, il 31 dicembre 2022 sono andati in perenzione. Quindi niente più asilo. Così i bambini resteranno per strada e verranno accalappiati dalla mafia che gli insegnerà a mettere l’attack nelle saracinesche di chi non paga il pizzo, prima di diventare killer». Ora la prospettiva è cambiata. Il sogno di don Pino potrà, finalmente, diventare realtà.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI