Palermo
Ritiene che i contributi a pioggia distribuiti ai deputati regionali con l'ultima legge di Stabilità rientrino tra i motivi della disaffezione dalla politica e della crescita del partito del non voto. Apprezza del presidente della Regione, Renato Schifani, la volontà di stabilire regole per le prossime manovre, ma del governo siciliano critica la gestione della sanità. Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, eletto a Palermo con Forza Italia, ha trascorso l'Epifania al Centro Padre Nostro di Brancaccio: lui resta dentro il partito ma, in vista delle prossime Regionali, annuncia la nascita di una nuova associazione politica, che dialogherà anche con il nuovo soggetto - anch'esso politico – di Lombardo, Lagalla e Miccichè.
Onorevole, passano le legislature, ma anche quest'anno la Finanziaria approvata all'Ars, nonostante i buoni propositi, ha visto la spartizione di una torta di cento milioni ai settanta deputati. Mentre cresce il partito del non voto.
«Pochi giorni fa il Giornale di Sicilia ha titolato indignato in prima pagina: “La Finanziaria delle prebende”.
Conoscendo bene la tradizione moderata del vostro quotidiano occorre fare una riflessione: in quei cento milioni distribuiti trai70 parlamentari a mio giudizio c'è molta linfa per l'antipolitica, per la disaffezione dalla politica. È il metodo che travolge il merito della spesa. Ci sono infatti delle chiamiamole "tradizioni normative" della Regione che non fanno che aumentare la disaffezione e rimandano ai privilegi del Regno delle due Sicilie».
Non c'è solo la «notte dei contributi» per accedere ai benefici regionali.
«Quello della Finanziaria non è l'unico esempio. Esiste un fondo riservato della Presidenza dell'Ars per cerimonie, contributi e beneficenza: scelte discrezionali che, pur essendo certo siano state fatte in assoluta buona fede, consentono ai populisti di gridare allo scandalo. Per questo penso sia arrivato il momento di dare il buon esempio e togliere la carne che alimenta la bestia dell'antipolitica».
Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha proposto una norma-quadro per mettere ordine nel mondo dei contributi pubblici.
«Ho letto con piacere che il presidente Schifa-ni vuole rifarsi al metodo in uso alla Camera, mi sembra finalmente un primo vagito. Ma, ripeto, il problema è quello dell'esempio da dare».
Anche a Roma, comunque, la musica non cambia quando si tratta di manovra.
«A proposito dell'ultima legge di Stabilità approvata dalla Camera poche settimane fa parlo di me così nessuno potrà alzare il dito. L’intervento, l'unico a me riferibile, che ho inserito nel cosiddetto "fondino" a disposizione dei singoli deputati riguarda il completamento della realizzazione del Poliambulatorio a disposizione dei singoli deputati riguarda il completamento della realizzazione del Poliambulatorio a Brancaccio voluto dal Centro Padre Nostro fondato dal beato Pino Puglisi»
Ecco il motivo della sua visita a Brancaccio
«Nel giorno della Befana che coincide a Palermo con il martirio di Pier-santi Mattarella, ho voluto essere accanto a Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro considerato dalla famiglia di Don Pino un "fratello acquisito" e della cui collaborazione mi onoro a Roma - accanto ai volontari, ai bambini e ai genitori di quel quartiere, dopo quello che è stato vissuto come lo sfregio dell'asilo nido a Brancaccio, struttura non inserita dal Consiglio comunale di Palermo – nonostante l’impegno encomiabile di Gianluca Inzerillo – tra le opere pubbliche da realizzare nel 2025»
Veniamo alla politica comunale di Palermo. In Consiglio c'è una fronda interna a Forza Italia che contesta la presenza in giunta di due assessori della corrente di Edy Tamajo. Qual è il suo ruolo in queste vicende?
«Il gruppo di Forza Italia in Consiglio soffre della mancanza di armonia. Ho sofferto quando Inzerillo venne rimosso dal ruolo di capo-gruppo. La storia recente ci dice che c'è un altro problema con Ottavio Zacco, di cui avevo lamentato un suo comportamento deferito ai probiviri e per questo ho apprezzato le sue scuse. Il mio compito è di pacificare gli animi e guardare avanti, senza inutili bracci di ferro, che non portano nulla».
Torniamo alla Regione. Secondo lei, qual è lo stato di salute della sanità siciliana?
La sanità deve essere un'ossessione per chiunque ha responsabilità politiche e istituzionali. Non è normale che una paziente della provincia di Trapani oggi stia lottando per la vita, per aver dovuto attendere otto mesi per il risultato di un esame istologico. Nel frattempo un tumore l'ha devastata. Nella stessa situazione ci sono migliaia di persone. Per non parlare delle strutture riabilitative per disabili psico-fisico-sensoriali, delle comunità terapeutiche assistite, delle residenze sanitarie assistenziali e dei centri diurni per soggetti autistici. Un settore delicatissimo.
Piuttosto che agevolare le imprese siciliane, gli alti papaveri della sanità sono prossimi al loro sabotaggio. Ho dovuto far inserire nella legge sulla concorrenza un emendamento che le salva almeno fino al 2026. Ma così non va bene».
Accanto al «vizio del potere», come recita il titolo dell'editoriale di fine anno del nostro direttore, ci sono «virtù del governo» Schifani?
«Mancano più o meno mille giorni al termine di questa legislatura alla Regione. C'è tempo per agire. E sono felice che, con onestà, il presidente Schifani colga la tensione di dover fare di più e meglio quando oggi dice che "occorre un cambio di passo, anche nella sanità", perché sa che intorno a lui ci si è occupati più di creare o conservare posti di potere, piuttosto che pensare ai posti letto».
Cos'è che blocca lo sviluppo di quest'Isola?
«In Sicilia tutto è emergenza e nulla è normalità: emergenza idrica, incendi, criminalità, sanità, lavoro. Sono mortificato davanti a tutto questo. E tempo di agire e affondare il bisturi della responsabilità in questo ventre molle siciliano».
In che modo?
«Di qui a qualche settimana presenterò un'iniziativa politica e sociale che ha l'obiettivo di responsabilizzare tutti: gli audaci, i liberi e i forti. Ci occuperemo delle sofferenze e di provare a dare soluzioni per risolverle, in breve faremo politica».
Sta dicendo che fonderà un nuovo movimento?
«Non si tratterà di un nuovo movimento, perché resto dentro Forza Italia. Ma è necessaria una spinta propulsiva che possa far dialogare le forze civiche, produttive e culturali di tutta la Sicilia. Sarà una nuova associazione che si propone di far del bene per questa terra. Stiamo definendo lo Statuto e c'è già la fila per aderirvi».
Alle prossime elezioni ha pensato di candidarsi alla Presidenza della Regione?
«Mi avevano già candidato nel 2022, ma ci fu un problema di mancata residenza in Sicilia. Certamente nel 2027 non sarò candidato contemporaneamente al Parlamento nazionale e alla Regione. C’è ancora tempo per decidere».
Cosa ne pensa del nuovo progetto politico di Lombardo, Lagalla e Miccichè?
«Mette insieme tre persone perbene, che hanno dimostrato di sapere amministrare. La mia associazione dialogherà anche con loro, ma non solo. Le sorprese non mancheranno». (GVA).
di Giuseppina Varsalona
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