Nunzio non trova le parole per raccontare cosa significò per lui l'abbraccio di Papa Francesco a Brancaccio, in quel maggio di sette anni fa. Poi, all'improvviso, gli occhi di questo diciassettenne cresciuto nella periferia di Palermo si illuminano quando sul grande schermo appare la bara del Santo Padre: «Quell'abbraccio è la felicità», dice. E nella Casa museo don Pino Puglisi, nella palazzina dove un tempo abitò il parroco ucciso dalla mafia, si diffonde un sorriso. Sono arrivati i volontari del Centro Padre nostro, le suore, sono arrivate le mamme del quartiere per assistere al funerale di Francesco in tv.
di SALVO PALAZZOLO
di SALVO PALAZZOLO
Nunzio non trova le parole per raccontare cosa significò per lui l'abbraccio di Papa Francesco a Brancaccio, in quel maggio di sette anni fa. Poi, all'improvviso, gli occhi di questo diciassettenne cresciuto nella periferia di Palermo si illuminano quando sul grande schermo appare la bara del Santo Padre: «Quell'abbraccio è la felicità», dice. E nella Casa museo don Pino Puglisi, nella palazzina dove un tempo abitò il parroco ucciso dalla mafia, si diffonde un sorriso. Sono arrivati i volontari del Centro Padre nostro, le suore, sono arrivate le mamme del quartiere per assistere al funerale di Francesco in tv. «Il Papa aveva lo stesso sorriso del nostro don Pino - dice Carola Schirò - ed entrambi hanno portato tanta felicità a Brancaccio. Ma oggi questo quartiere continua ad essere dimenticato». Il giorno del funerale di Papa
Francesco, ognuno ha un pensiero di gratitudine: «Incontrarlo mi ha cambiato la vita», sussurra Antonella D'Alia, che quel giorno di maggio del 2018 accolse il Pontefice nel luogo dove era stato ucciso Puglisi, qui davanti la palazzina di piazza Anita Garibaldi. «Io non c'ero - sussurra un bambino - ma questo Papa era come un amico per me». Neanche Gerry, che arriva dal Ghana, ha mai incontrato Francesco: «Però, lui che era sempre attento ai migranti, mi ha dato speranza per i miei sogni». Tu che sogni hai? «Giocare nella squadra di calcio di questa città». E mentre lo dice conquista un altro sorriso nel salone dove scorrono le immagini del funerale di Francesco. E torna la domanda, che piaceva tanto al Papa: come possiamo essere felici? Maurizio Artale, il vulcanico presidente del Centro Padre nostro, ha le idee chiare: «Felicità per Brancaccio sarebbe realizzare finalmente quei progetti che Papa Francesco ha benedetto il giorno della sua visita: per realizzare la piazza di Brancaccio e l'asilo nido». Erano i sogni di don Pino Puglisi, soprattutto l'asilo nido, che resta la grande incompiuta. «Felicità, nel nome di Francesco, sarebbe anche riaprire l'auditorium intitolato al piccolo Giuseppe Di Matteo», dice ancora Artale. L'auditorium che si trova di fronte alla parrocchia è un luogo simbolo, negli ultimi mesi della sua vita don Pino lo utilizzava anche per celebrare la messa, perché la parrocchia era in fase di ristrutturazione. «Un luogo così importante per il quartiere è chiuso da tre anni - spiega Maurizio Artale - perché il Comune ci ha chiesto una cifra esorbitante a titolo di Tari, cifra che abbiamo contestato».
Nel giorno del funerale del Papa, dalla periferia di Brancaccio arriva un appello accorato: «Non dimenticateci», ripete la signora Carola, mamma coraggio che fu cresimata da don Puglisi. Un appello alla politica, alle istituzioni. «E spero che adesso la Chiesa continui ad essere la voce degli ultimi», sussurra. Cala un silenzio pesante in questa casa ormai meta di pellegrini che arrivano da tutte le parti d'Italia: l'appartamento dove viveva don Puglisi è al piano di sotto; al secondo piano, in un altro appartamento, è stata realizzata una grande sala per gli incontri. «Ogni giorno, il nostro impegno è soprattutto per i giovani del quartiere - dice Antonella D'Alia - un impegno non facile, ma è la vera sfida». Antonella ripercorre le storie di chi non ce l'ha fatta, dei ragazzi che si sono persi per strada, di quelli che hanno ritenuto più conveniente la proposta della criminalità piuttosto che la prospettiva della legalità: «A loro parlavano don Pino Puglisi e Papa Francesco - dice - E adesso tocca a noi portare avanti le loro parole». Intanto, sul grande schermo scorrono le immagini del feretro di Papa Francesco che da San Pietro va verso Santa Maria Maggiore. «Quando arrivò in piazza Anita Garibaldi, nel punto esatto dove venne ucciso don Pino – racconta Matilde Foti, anche lei volontaria a Brancaccio - sembrava impaurito, smarrito. In punta di piedi si è accostato a tutto questo. E oggi dovrebbe essere il nostro stile di vita, di Chiesa». C'è un gran silenzio nelle stanze dove abitò il beato Puglisi, un'isola di pace nella periferia disperata di Palermo. «Anche questo ci hanno insegnato don Pino e Francesco - sorride una ragazza di Brancaccio - ad ascoltare chi abbiamo accanto».
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