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Palermo, bando bloccato: slitta l’attivazione dei servizi antiviolenza per le donne

Dal bando di gara rimangono esclusi per errori di forma Le Onde e il centro Padre Nostro. Il Comune di Palermo è ora costretto a ripubblicare il bando, ma le associazioni si dicono fiduciose, sperando che il Comune trovi un modo per superare lo stop

data articolo 06/11/2014 autore Redattore sociale categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo di Redattore Sociale
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PALERMO - Nonostante le risorse ci siano, l’iter burocratico del bando pubblico per avviare i centri antiviolenza a Palermo si è bloccato per alcuni errori di forma commessi dai due enti rimasti in gara: l’associazione "Le onde", che ha partecipato insieme al Buon pastore onlus, e il centro Padre nostro. I due enti partecipanti, infatti, sono rimasti fuori per un errore di forma legato ad una dichiarazione omessa nell’ambito di quanto prevede il codice degli appalti. Il Comune di conseguenza è costretto a fare marcia indietro. Accade, purtroppo, per la seconda volta consecutiva nella gara per l’attivazione dei servizi residenziali per donne vittime di violenza. Ancora una volta, il bando dovrà essere ripubblicato e, cosa ancora più preoccupante, di conseguenza slitterà l’inizio del servizio in attesa che, espletate le procedure, venga finalmente affidato all’ente del terzo settore che si aggiudicherà l’appalto.  Previsto da una specifica azione del Piano di zona (fondi della legge 328 del 2000), l’avviso prevede, infatti, la creazione di una serie di attività a tutela e protezione delle donne vittime di violenza, ancora insufficienti in città. Nello specifico, il bando prevede l’apertura di due centri antiviolenza per la prevenzione e il contrasto alla violenza di genere contro le donne; due comunità protette ad indirizzo segreto predisposte, ciascuna, per un numero di 4 nuclei familiari, costituiti da donne vittime di violenza con o senza figli (massimo 12 utenti); un servizio di risposta telefonica collegato al numero di pubblica utilità nazionale 1522; una rete integrata di interventi socio-sanitari tra Comune, terzo settore, forze dell’ordine e strutture sanitarie; infine, campagne di sensibilizzazione e prevenzione mirate a questo tema. Le risorse messe a disposizione sono più di un milione di euro per l’intero progetto, che durerà in totale 21 mesi, e nonostante stavolta i fondi non manchino, a bloccare l’iter ci pensa la burocrazia. Con il risultato che l’amministrazione adesso è costretta a tornare indietro e ripassare dal via: ripubblicare il bando un’altra volta. “Si tratta di procedure minuziose e costose per l’amministrazione comunale – spiega l’assessore comunale alle Attività sociali Agnese Ciulla -. Adesso dovremmo ricominciare tutto di nuovo, spendendo altre risorse per la nomina delle commissioni aggiudicatrici. Tutta questa trafila non ci permette di dare il via a servizi fondamentali. Purtroppo la realtà di fatto è che il servizio non parte. Le attività sociali non possono essere gestite come se si vendesse cemento. Per un vizio di forma siamo obbligati ad invalidare una gara. Bisognerebbe rivedere tutta la normativa nazionale per quanto concerne la legge sulle gare di appalto. Al momento della dichiarazione sulla sicurezza tutti e due gli enti hanno fatto un errore che è stato fatale. Si tratta, però, di un problema amministrativo spicciolo. Si dovrà riandare avanti sulla gara, se ci sono le condizioni per la riammissione dei due enti partecipanti sono ben contenta. L’applicazione del codice degli appalti ha ingessato tutto il sistema che andrebbe rivoluzionato e snellito in vista degli obiettivi alti che interessano il sociale del nostro territorio". “Noi siamo fiduciosi che la situazione si possa recuperare e confidiamo che l’amministrazione trovi il modo per poterci fare rientrare – dice Maurizio Artale, presidente del centro Padre nostro -. Siamo disponibili a confrontarci con Le onde per capire come potere gestire i servizi di questa città. Questa città non si può permettere di rimanere immobile danneggiando chi ha bisogno. Tra le possibilità ci potrebbe essere da parte del comune l’avvio di una sorta di accreditamento degli enti considerati significativi nell’espletamento del servizio. Si potrebbe trovare una soluzione a garanzia di entrambi gli enti, magari con un affidamento proporzionale del servizio, tenendo in conto la competenza specifica che ha l'associazione Le onde sul tema. Sarebbe un messaggio importante che il comune potrebbe dare alla città. Abbiamo una città in ginocchio a cui si devono dare risposte immediate”. “Partiamo dal presupposto che i servizi devono essere affidati a chi ha maggiore esperienza sul campo – sottolinea Maria Rosa Lotti de Le onde -. Sul tema della violenza di genere il comune ha fatto tanto e pensiamo realmente che abbia interesse ad affidare il servizio anche in tempi brevi. Ci troviamo, però, davanti ad uno strumento restrittivo previsto dalla legge 163 che accomuna gli enti no-profit alla stessa stregua delle imprese produttive. Abbiamo fatto un’istanza nei sensi previsti dalla legge 163 e abbiamo fiducia che l’amministrazione possa rivedere questa scelta. La proposta l’abbiamo fatta insieme al Buon pastore onlus con cui abbiamo fatto un raggruppamento. La 163 pone dei vincoli formali molto forti per tutto il no-profit. Spero che l’amministrazione possa accogliere l'istanza di riapertura e di rilettura del bando proprio per l'importanza dei servizi che devono essere garantiti a chi ha bisogno". (set)

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