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Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

Un weekend da galera - Ucciardone e Gazzi, carceri da chiudere

Interviene all'incontro Maurizio Artale

data articolo 21/07/2010 autore webmater categoria articolo INTERVENTI
 
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Il programma dell'iniziativa: Sabato 17 luglio, ore 11.00, carcere “Bicocca” di Catania “Morire di carcere”: conferenza stampa di presentazione del libro “In carcere: del suicidio ed altre fughe”, di Laura Baccaro e Francesco Morelli (Edizioni Ristretti) Intervengono Laura Baccaro (Co-autore del libro, Ristretti Orizzonti) Salvo Fleres (Garante dei diritti dei detenuti della Regione Sicilia) Rita Bernardini (Deputato dei Radicali / Partito Democratico) Michele Recupero (Associazione CRIVOP Onlus, di Messina, Consigliere SEAC) Maurizio Artale (Centro di Accoglienza Padre Nostro e Responsabile CRVG della Sicilia) Sabato 17 luglio, ore 16.00, carcere “Gazzi” di Messina Visita ispettiva all’istituto penitenziario (partecipano Rita Bernardini, Laura Baccaro, Michele Recupero, Maurizio Artale, Salvatore Sciacca, Ufficio del Garante dei detenuti della Sicilia). Al termine (ore 18.00)incontro con i giornalisti presso l'ingresso principale del carcere. Domenica 18 luglio, ore 10.00, carcere “Ucciardone” di Palermo Visita ispettiva all’istituto penitenziario (partecipano Rita Bernardini, Laura Baccaro, Michele Recupero, Maurizio Artale, Gloria Cammarata, Ufficio del Garante dei detenuti della Sicilia). Al termine (ore 12.00) incontro con i giornalisti presso l'ingresso principale del carcere. Per info Ufficio del Garante dei diritti dei detenuti: 091.7075422 Centro Studi di Ristretti Orizzonti: 049.8712059 ARTICOLO Ucciardone e Gazzi, carceri da chiudere “Se ci fosse un’ispezione delle Asl, le carceri di Palermo e Messina, Ucciardone e Gazzi, dovrebbero essere chiuse immediatamente. Da parlamentare abituata a visitare gli Istituti di pena italiani, posso dire che quelli palermitani e messinesi risultano tra i peggiori per le condizioni vergognose di sovraffollamento, degrado, sporcizia e fatiscenza delle strutture, in costante violazione della legge e delle finalità di recupero della pena previste dalla nostra Costituzione”. Da qui la scelta, per Rita Bernardini, deputato radicale in visita ispettiva sabato 17 luglio al carcere “Gazzi” di Messina e domenica 18 all’Ucciardone di Palermo, di presentare due distinte denunce alla Procura della Repubblica e due interrogazioni parlamentari per maltrattamenti e condizioni inumane. “Si tratta di due realtà drammatiche, quella messinese ancora più allarmante, che distruggono le persone, violando la legge. Altro che redenzione e recupero”, spiega l’esponente dei Radicali Italiani, impegnata nell’ispezione assieme ai collaboratori del Garante regionale dei diritti dei detenuti (il senatore Salvo Fleres) e le associazioni “Ristretti Orizzonti”, Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus di Palermo, Crivop Onlus (Cristiani Italiani Volontari Penitenziari) di Messina e “Il detenuto ignoto”. Per l’occasione, al carcere “Bicocca” di Catania, sabato 17, è stato anche presentato il libro dal titolo significativo “In carcere: dal suicidio ad altre fughe” (Edizioni Ristretti) di Laura Baccaro e Francesco Morelli. Reduce da questo weekend siciliano “da galera”, Rita Bernardini descrive senza abbellimenti la realtà che ha appena visto con i suoi occhi: “A Messina, su 393 detenuti, 349 uomini e 44 donne, ci sono solo 144 agenti penitenziari, costretti a fare turni massacranti e a controllare un numero esorbitante di detenuti, mentre ce ne dovrebbero essere 293. Può capitare che un solo agente debba controllare due piani, pieni di persone costrette a stare in cella senza fare niente. Sia a Gazzi, con letti a castello persino con 4 posti, sia all’Ucciardone, è normale vedere i detenuti ammassati, che rimangono nelle celle 20 ore su 24 e alcuni anche di più, con uno spazio per ciascuno, soprattutto a Messina, inferiore ai 3 metri quadri. Il tutto nonostante la recente condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, in seguito alla denuncia di un detenuto bosniaco, per l’inumanità della condizione. Come ci si fa a muovere o a respirare in simili condizioni? In celle nate per una persona vi stanno quattro detenuti. Tanto per intenderci, in uno spazio inferiore ai tre metri quadri, possiamo trovare da 4-5 persone fino a 12-13”, sottolinea la parlamentare. “Sporcizia, tra topi, scarafaggi e bagni a vista, quasi tutti privi di uno scarico funzionante, cattivi odori e assenza di privacy, docce sfasciate e soffitti che rischiano di crollare: queste sono le caratteristiche delle carceri di Messina e Palermo. In una struttura antica come l’Ucciardone, che cade a pezzi – precisa Rita Bernardini – ottomila euro annui per la manutenzione, ovviamente, non risolvono nulla. Tra l’altro, sempre a Palermo, l’ottava sezione del carcere, ristrutturata e quindi antitetica alla condizione di degrado generale, rimane chiusa per la carenza di personale. Mancano infatti 40 agenti penitenziari”. Ma le situazioni paradossali non finiscono qui, perché capita anche, a Messina, “di visitare un reparto, denominato “La sosta”, dove un padre e un figlio sono stati costretti a dormire nello stesso letto e possono essere ammassate anche 35 persone, teoricamente solo di passaggio, di fatto anche per anni. A Palermo, invece, esiste un reparto talmente orribile da essersi definito “il canile” e, inoltre, i parenti dei detenuti attendono per ore i colloqui in un cortile dalle sei di mattina, in estate sotto il sole e d’inverno sotto la pioggia, anziani e bambini compresi, senz’acqua e nessuna assistenza. Infine, nella stanza dove i detenuti incontrano i loro familiari, sussistono, malgrado siano illegali, i muretti divisori. Risulta pure scandaloso – polemizza la deputata radicale – il Centro clinico di Messina, tra topi, scarafaggi, letti per detenuti e non adatti a degenti, grandi probabilità di prendersi un’infezione e un ambiente complessivo che non ha nulla a che vedere con una struttura medica, una delle poche in Sicilia. Spero inoltre che la direttrice del carcere fosse poco informata, quando ha dichiarato che manca il defibrillatore. Per legge, ogni Istituto di pena dovrebbe averlo”. In questo quadro, Rita Bernardini auspica l’intervento della magistratura, a seguito delle sue denunce, “nel rispetto dell’obbligatorietà dell’azione penale”, ed evidenzia “il clima di collaborazione e il rammarico espresso dai direttori delle carceri palermitane e messinesi e dal personale penitenziario”. Ma non finisce qui: i Radicali Italiani, dal 13 al 15 agosto, promuoveranno un “Ferragosto in carcere”, con visite ispettive da parte dei parlamentari di ogni schieramento nei 206 Istituti di pena italiani. Marco Olivieri

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