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Rieducazione ormai assente svolgiamo una funzione di mediazione e dialogo tra le esigenze dei detenuti e l’amministrazione

Parla Maurizio Artale, presidente del Coordinamento delle associazioni impegnate nelle carceri siciliane

data articolo 11/12/2012 autore La Discussione categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo di LA DISCUSSIONE
Articolo di LA DISCUSSIONE
Rieducazione ormai assente svolgiamo una funzione di mediazione e dialogo tra le esigenze dei detenuti e l’amministrazione Parla Maurizio Artale, presidente del Coordinamento delle associazioni impegnate nelle carceri siciliane Promuovere e coordinare le attività delle associazioni impegnate nelle carceri. Questo lo scopo principale della Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia Sicilia. Un consorzio di forze ed energie del terzo settore che nel corso del tempo ha ampliato le sue funzioni ad azioni non più ristrette ai soli istituti di pena, ma diffuse sul territorio, costruendo un confronto con le istituzioni ed il governo sui problemi della giustizia. Un cammino iniziato nel 1999, ad oggi sono 16 le associazioni che ne fanno parte. Maurizio Artale presidente del coordinamento ha raccontato alla Discussione il terreno e le attività sui cui ci si è mossi fino ad oggi. Intanto parliamo di come avete deciso di mettere insieme le forze in un settore cosi delicato com'è quello delle carceri? Noi siamo nati con funzione di coordinamento tra tutte le associazioni che si occupano di volontariato all'interno delle carceri in tutta l'isola. La nostra sede è a Brancaccio e ad oggi contiamo circa 16 associazioni. Il nostro ruolo? È presto detto: cerchiamo di svolgere una funzione di mediazione e dialogo tra le esigenze dei detenuti e anche delle loro famiglie e l'amministrazione carceraria. Insemina le regole esistono e si devono rispettare ma la nostra funzione è proprio quella di fare da ponte ed essere in questo modo un punto d'incontro teso ad evitare accumulo di tensioni. Se parliamo di carceri non possiamo fare sulla situazione delle strutture di accoglienza in Sicilia... Siamo davanti ad una situazione drammatica perché il grado di sovraffollamento che registriamo a macchia di leopardo in tutti gli istituti, fa venire meno quello che dovrebbe essere uno dei principali compiti: la formazione e la rieducazione del detenuto. Purtroppo nonostante le associazioni siano molto presenti, a volte non si riescono ad organizzare attività di un certo tipo anche a causa della carenza di personale di polizia penitenziaria ridotto rispetto ai reali bisogni. Le istituzioni competenti non comprendono che il processo di rieducazione è fondamentale ed è una necessità per fare in modo che quando chi si trova costretto alle sbarre avrà finito di scontare la sua pena, non rimanga un emarginato della società ma anzi possa essere accolto. Questo è un processo lungo e lento ma di fondamentale importanza. Quello del sovraffollamento purtroppo è una situazione che riguarda non solo la Sicilia ma anche tutte le altre regioni d'Italia, che hanno in media una popolazione carceraria superiore di 600 unità rispetto a quelle previste. A Palermo qual è la situazione di maggiore allarme? Certamente l'Ucciardone rappresenta il caso che da maggiormente da pensare in assoluto. Si tratta di una struttura datata , dove non sono mancati i problemi di igiene e le situazioni di grande tensione e dove grazie al lavoro e al sacrificio della direttrice si riesce ad andare avanti. Non sono mancati gli episodi di tensione a causa a volte di condizioni estreme che sono degenerate in aggressioni di detenuti ai poliziotti. Parliamo appunto di rieducazione e formazione quale un vostro fiore all'occhiello? Secondo Life in questo rappresenta un grande progetto che stiamo realizzando al carcere Pagliarelli. Il Curs, una società cooperativa, rappresenta il capofila. Ha avuto la durata di 21 mesi e si è proposto di formare i detenuti in due settori, la preparazione dei cibi e la raccolta differenziata dei rifiuti. C'è chi di questa persone è stato impegnato a preparare pasti per gli ospedali, o chi ha assunto !e competenze necessarie per la preparazione di rosticceria mignon. O altri ancora che si sono formati nelle tecniche di raccolta differenziata grazie ad un intesa con l'Amia. Ad essere coinvolte complessivamente circa 60 persone. Un progetto che si è proposto come obiettivo principale il reinserimento lavorativo di queste persone attraverso la riqualificazione e l'acquisizione di nuove competenze. Un'iniziativa che ha visto insieme in campo oltre alle associazioni del Terzo Settore e le strutture penitenziarie anche gli imprenditori. Un percorso di inclusione sociale del detenuto che non può che passare in prima analisi da un cambiamento della percezione che di esso si ha nell'opinione pubblica. Altri progetti in cantiere? Stiamo iniziando le attività di "Start up" a Palermo ed Agrigento che coinvolge i detenuti dai 16 ai 25 anni o i giovani ospitati all'interno di strutture come le case famiglia dai 13 ai 18 anni. Si tratta di una work experience a cui sta collaborando anche il Centro Padre Nostro di Brancaccio. Qui differentemente da Second Life facciamo una progettazione a secondo dei casi e delle competenze di ciascuno. Alla politica oggi cosa chiedete rispetto ad azioni da portare avanti sul fronte delle carceri? Di sicuro ad una politica che si territorializza moltissimo, secondo noi il centralizzare la spesa della carceri appare come una mossa in controtendenza, noi chiediamo la redistribuzione territoriale dei centri di spesa. In questo modo soltanto il direttore sapendo il buget di risorse che ha in cassa può pensare e programmare insieme alle associazioni attività di formazione e reinserimento lavorativo. di Antonella Bonura

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