PALERMO. “E’ vero. Nel corso dei secoli ci sono stati nella Chiesa uomini che hanno dato peso unicamente alle grida dei potenti e non alle urla dei disperati”. Lo ha affermato monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo nella lettera pastorale pubblicata dalle Edizioni San Paolo e resa nota ieri nel giorno del XXIV anniversario del martirio del beato Giuseppe Puglisi.
“Ci sono state istituzioni, apparentemente essenziali, che hanno suscitato nella Chiesa – ha proseguito – l’illusione di essere una grande potenza, capace di creare una vera e propria societas christiana. In questa prospettiva – dobbiamo dircelo con franchezza – non può esserci nessuna pastorale. L’idea di una società cristiana, coincidente con la Chiesa, genera solo progetti di conquista, idee, di dominio: sociale, politico, culturale. Dobbiamo oltrepassare questa visione, che non è in linea con la grande tradizione, fondata sulle Scritture e sull’Evangelo di Gesù di Nazareth”.
Ieri, dunque, Palermo ha ricordato Pino Puglisi. Dietro la sua esecuzione, commessa nel giorno del suo 50esimo compleanno, su ordine dei fratelli Graviano, l’insofferenza per gli sforzi del prete antimafia nel sottrarre i giovani alla manovalanza criminale , tra le attività svolte nella chiesa di San Gaetano a Brancaccio, e quelle nel centro di accoglienza Padre nostro da lui fondato.
Ieri mattina gli studenti delle scuole hanno lasciato un fiore in cattedrale sulla tomba di “3P”, com’era chiamato. Sempre in cattedrale, è stata celebrata una messa dall’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice. Infine, in serata, nel piazzale Anita Garibaldi dove il Beato fu ucciso, si è tenuta una veglia di preghiera alla presenza del presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. E diventa un musical la storia umana e il martirio di don Pino Puglisi. Lo ha annunciato Lorefice al termine della celebrazione eucaristica in cattedrale. L’opera affronterà le tematiche esistenziali e vocazionali che hanno caratterizzato il cammino sacerdotale e le opere di don Puglisi e andrà in scena l’anno prossimo per il venticinquesimo dell’uccisione di don Pino.
Il beato è stato ricordato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “ La sua è stata una vita di coerenza a servizio dei più deboli e svantaggiati, per aiutarli nel bisogno, ma anche per liberarli dalla spirale di emarginazione e illegalità, e aprire così la strada verso una piena cittadinanza. La forte vocazione pastorale di don Pino Puglisi e la sua spiritualità si sono radicate sempre più in una condivisione con la gente, fatto che tanto ha spaventato l’organizzazione mafiosa. Don Pino aveva un dialogo proficuo con i giovani, e grazie alle sue doti di educatore ha gettato numerosi semi, poi germogliati, i quali hanno dato buoni frutti”. Per il presidente dell’Antimafia, Rosi Bindi, “ la mafia non poteva tollerare la presenza di un prete che lavorava a restituire fiducia nella vita e speranza in un futuro diverso a tanti ragazzi. Un sacerdote che fedele al suo ministero si era messo al servizio dei poveri e dei più deboli”.
Leone Zingales
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