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Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
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In piazza Anita Garibaldi. Brancaccio, intimidazione contro il centro Padre Nostro

Il racconto del presidente Artale: «Un uomo si č avvicinato e mi ha urlato che hanno fatto bene ad uccidere don Puglisi»

data articolo 09/10/2018 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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In piazza Anita Garibaldi. Brancaccio, intimidazione contro il centro Padre Nostro
In piazza Anita Garibaldi. Brancaccio, intimidazione contro il centro Padre Nostro

«Hanno fatto bene ad ammazzare u parrinu» avrebbe urlato un uomo sui 45 anni in faccia al presidente del Centro Padre Nostro, Maurizio Artale, indicando la casa del beato Pino Puglisi. Parole che hanno lasciato allibiti gli operatori presenti alla casa-museo, ma a cui non sono seguite reazioni da nessun abitante di piazza Anita Garibaldi. A meno di un mese dalla visita di papa Francesco in questo luogo simbolo della lotta alla mafia in città, l’episodio intimidatorio genera amarezza in chi da 25 anni opera per cambiare il volto del quartiere e la mentalità della gente.
Sembra che l’uomo, «l’energumeno» come lo definisce Maurizio Artale, non abbia gradito l’attenzione mediatica e delle forze dell’ordine sul luogo del martirio di don Pino Puglisi. Non avrebbe tollerato soprattutto il divieto di parcheggiare auto e moto sul marciapiede di piazza Anita Garibaldi.
Lo racconta lo stesso Artale sul sito internet del Centro Padre Nostro. Il fatto sarebbe accaduto intorno alle 13 di sabato scorso, quando il presidente della struttura si dirige alla casa-museo Puglisi, dove ci sono ad attenderlo i volontari de «Le vie dei tesori» (l’appartamento in cui visse il sacerdote è stato inserito nel circuito per la prima volta) e alcuni operatori del centro. «Un energumeno, venuto fuori dal portone del civico n.3 di piazzetta Beato Giuseppe Puglisi già piazzale Anita Garibaldi), a torso nudo, con la barba folta e nera così come la sua capigliatura alla moda, si dirige verso di me con un fare pari a quello di un rinoceronte che carica la sua preda – racconta Artale – Puntandomi il dito in faccia, mi urla che per colpa mia lui non può più posteggiare la moto sotto il suo bancone e ch da quando io ho comprato quella casa (quella di Puglisi) in quella piazza non c’è più pace».
La discussione continua, si anima, l’uomo inveisce contro il Papa, accusa Artale di aver fatto cambiare anche il nome della piazza, attacca anche il sindaco Orlando, si lamenta del viavai continuo dei visitatori e poi dichiara: «Hanno fatto bene ad ammazzarlo», riferendosi al parroco di Brancaccio. A quel punto Artale, urlando anche lui, risponde: «Quindi hanno fatto bene ad ammazzare padre Pino Puglisi? Devi darti una controllata nel parlare, devi decidere da che parte stare».
Una scena sconvolgente, un’aggressione verbale su cui Artale sta valutando se presentare denuncia. Oggi convocato in prefettura. Ma l’episodio spinge anche un’amara considerazione. «Mi sono chiesto: “Ma dove erano le centinaia di persone che hanno esposto lenzuoli bianche ai balconi in occasione della venuta del Papa? Come mai quando ho alzato lo sguardo verso le finestre e i balconi prospicienti la piazzetta, non c’era nessuno?” – si domanda Artale – Questo non deve capitare. Quei lenzuoli bianchi devono diventare lo specchio della coscienza». E aggiunge: «Non è possibile ancora oggi, dopo 25 anni dal martirio del beato Puglisi, trincerarsi dietro la paura di metterci la faccia, di dimostrare all’energumeno che non la pensa come lui e che la mafia non fa bene quando “ammazza” una qualsiasi persona. Non è possibile che nessuno degli abitanti di quella piazza non ripudi con fermezza il comportamento dell’energumeno».
E non manca anche un riferimento alle tante divisione sul nome del sacerdote ucciso: «Non è possibile che non considerino un bene il fatto che il Centro di accoglienza Padre Nostro abbia acquistato la casa dove il beato Puglisi ha abitato, rendendola fruibile a tutti i pellegrini che vogliono conoscerlo. Quella casa che ha portato a Brancaccio Papa Francesco, quella reliquia che ancora oggi non riesce ad imporsi a coloro che vi abitano accanto; quella reliquia che non viene fatta conoscere neanche a coloro che si recano a visitare la parrocchia di San Gaetano, che fu diretta per circa 3 anni da Puglisi. Questo non può e non deve capitare mai più».
Solidarietà ad Artale è stata espressa da Domenico Bonanno, coordinatore dei giovani di Diventerà Bellissima: «Siamo convintamente al fianco del centro fondato da don Pino, di tutte le donne e di tutti gli uomini che quotidianamente si spendono in quartiere difficile come Brancaccio, al fianco della gente onesta e perbene che lì vive e lavora e che è l’assoluta maggioranza».

Alassandra Turrisi

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