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Centro di Accoglienza Padre Nostro - ETS
Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

Nel XVII Anniversario e in memoria del Servo di Dio Padre Pino Puglisi ucciso dalla mafia

Comunicato stampa

data articolo 16/09/2010 autore Maurizio Artale categoria articolo COMUNICATI
 
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Fare memoria di un Martire sembrerebbe la cosa più facile di questo mondo, e in effetti, se questo si deve limitare solo alla narrazione per iscritto dei suoi comportamenti e del suo atteggiamento negli ultimi anni della sua vita a Brancaccio, è così. Ma il nostro fare memoria comincia ogni anno dal 16 settembre in poi, tenendo aperte le porte delle sedi del Centro Padre Nostro formando i volontari, gli universitari tirocinanti, i volontari in servizio civile a spendersi per chi soffre a donarsi senza nulla attendersi. Il Centro Padre Nostro oggi svolge le sue attività e i suoi servizi in tre quartieri di Palermo: Brancaccio, Falsomiele, San Filippo Neri (ex ZEN). Accogliamo circa 600 famiglie cercando di rispondere alle loro domande di aiuto e lo facciamo attraverso la distribuzione di farmaci, alimenti, vestiario. Garantendo loro 3 sportelli di ascolto per le loro necessità, psicologiche, giudiziarie, burocratiche amministrative. Seguiamo nel nostro percorso scolastico circa 300 bambini, che in estate portiamo in colonia, 15 ragazzi per la licenza media (che non hanno più l’obbligo formativo), e l’inserimento lavorativo. Circa 30 sono gli adolescenti che seguono le attività formative del Centro, concludendo il loro percorso annuale con un campo scuola. Più di 100 sono gli anziani che accudiamo attraverso l’assistenza domiciliare, la ginnastica dolce, corsi di Cultura generale, laboratori artigianali etc. etc. Da più di 15 anni seguiamo le pratiche burocratiche e di ristrutturazione per la creazione di un Campo di Calcetto, di un Centro polivalente sportivo e di un Centro di accoglienza diurno per anziani, (ancora oggi non ne vediamo la realizzazione). Diamo la possibilità, ai detenuti che devono scontare una pena inferiore a 3 anni di svolgere un servizio presso il nostro Centro. Facciamo delle attività all’interno delle carceri e ci prendiamo cura delle famiglie dei detenuti. Tante altre cose si fanno al Centro Padre Nostro. Questo per noi significa fare memoria di un prete che è stato ucciso barbaramente dalla mafia per il suo impegno a Cristo e all’ uomo. Il Centro Padre Nostro dev e mantenere il ruolo che ormai sin dalla sua fondazione ha avuto e cioè quello di avamposto dello Stato. In un quartiere come Brancaccio dove le istituzioni, con grande sofferenza riescono a mantenere l’ordine pubblico. Il Centro è, e deve continuare ad essere, voce di denuncia e voce profetica. Non ci siamo mai pianti addosso, abbiamo lavorato per mantenere acceso il lume della speranza acceso da Padre Pino Puglisi. Padre Puglisi nasce a Palermo, il 15 Settembre 1937, per un atto d’amore di Carmelo Puglisi, suo padre, e Giuseppa Fona, sua madre. Padre Puglisi muore, ucciso dalla mafia, il 15 Settembre 1993 perché ha voluto onorare quell’atto d’amore. ...Si sono divise tra loro le mie vesti (GV. 19,25). …“Una sera lo localizzammo nei pressi di San Gaetano, forse mentre parlava ad un telefono pubblico. Non ricordo se nell’occasione eravamo già armati ovvero ci allontanammo a prendere l’arma di cui ho già detto. Abbiamo quindi incrociato una seconda volta il Sacerdote mentre si apprestava ad entrare nel portone della palazzina dove era ubicato il suo appartamento. Il gruppo che ha operato era così composto: a bordo della BMW, nella disponibilità di Giacalone Luigi, mi trovavo io e lo stesso Giacalone; a bordo di una RENAULT 5, Lo Nigro Cosimo e Spatuzza Gaspare. Dalle rispettive autovetture siamo scesi io e Spatuzza. Quest’ultimo avvicinò il Sacerdote, gli prese il borsello e gli disse: “Padre, questa è una rapina.Nel frattempo io, posizionandomi dietro il Sacerdote, esplodevo un colpo di pistola alla nuca di quest’ultimo da brevissima distanza. Il Sacerdote non si è reso conto di nulla, in quanto con un sorriso si era rivolto allo Spatuzza profferendo le seguenti parole: “ me lo aspettavo”. Terminata l’esecuzione, siamo risaliti sulle autovetture e ci siamo diretti verso il deposito Valtras (impresa di trasporti e spedizioni), all’interno del quale abbiamo esaminato il contenuto del borsello, anche per rintracciare eventuali indirizzi di poliziotti o investigatori. All’interno del borsello abbiamo rinvenuto circa duecento mila lire, una patente di guida ed una lettera indirizzata al Sacerdote contenente apprezzamenti per la sua opera. Lo Spatuzza si impossessò delle marche della patente di Padre Puglisi.” (Estratto della deposizione di Salvatore Grigoli, assassino di Padre Pino Puglisi, al processo di Corte di Appello conclusosi nel febbraio del 1998). Il pubblico ministero, Lorenzo Matassa, al termine della sua requisitoria finale, coglie una singolare assonanza tra ciò che accadde dopo l’omicidio Puglisi (Spatuzza si impossessò delle marche della patente di Padre Puglisi), e ciò che accadde dopo la Crocifissione di Gesù Cristo, il Nazzareno (i soldati tirarono a sorte le sue vesti). A 17 anni dall’uccisione del nostro fondatore, Padre Pino Puglisi, e a 19 anni dalla fondazione del Suo Centro, mi chiedo e si chiedono tutti i volontari, cosa ne sarà del Centro di Accoglienza Padre Nostro? Quel “seme” che è morto ha dato buoni frutti, questi frutti hanno dato altri semi che si sono sparsi, non solo per tutta la città, ma sono andati per tutto il mondo. In questi 17 anni abbiamo cercato, attraverso dei progetti, di promuovere una cittadinanza attiva e responsabile che si potesse prendere cura del bene comune, formando centinaia di volontari che a vario titolo hanno prestato la loro opera all’interno del Centro e per fare ciò abbiamo dovuto concentrarci sulla “Persona”, senza perdere di vista la realtà sociale in cui essa era inserita. La cappa plumbea di mafiosità oscura ancora Brancaccio e soffoca tutti quelli che ci vivono e ci lavorano. Con grandi sacrifici siamo riusciti a tenere vivo il ricordo di Padre Puglisi, quel “Piccolo Prete” che diede la vita per il bene comune e per il suo Signore, che non erano certo i Graviano (Mamma Natura e ‘U Signori – così venivano chiamati). Il sacrificio di Puglisi è stato colto, nella sua pienezza, dalla gente povera, dagli emarginati, dai tanti che sono afflitti dai problemi sociali, dai disperati che hanno scelto la violenza e l’illegalità solo perché le istituzioni preposte non gli hanno saputo dare risposte adeguate. Purtroppo quel sacrificio, non è stato colto dalle istituzioni, segni tangibili ne sono le innumerevoli cause intentate dai responsabili del Centro contro le amministrazioni pubbliche per avere riconosciuti i propri diritti. Ma la Giustizia è un lusso che non tutti si possono permettere, sia per i tempi che per i costi, noi volontari del Centro non abbiamo più né tempo né soldi da spendere per questo scopo. Allora ci chiediamo: Chi custodirà questo “lumicino” di speranza che, grazie ai volontari del Centro, rimane ancora acceso a Brancaccio? Quale istituzione? Vi è un proverbio in Sicilia che dice così: “Mentri ‘u mericu sturia, ‘u malati sinni và” (mentre il medico studia, la malattia che affligge il paziente, il paziente muore). Puglisi, il 15 settembre del 1993, lasciò alla sua città e alla sua Chiesa, non soltanto due marche di patente, ma una “Piccola Pianticina”, il Centro di Accoglienza Padre Nostro. Oggi quella “piccola pianticina” è diventata una pianta forte e rigogliosa, grazie all’impegno di tante persone di buona volontà, ma non è rimasta immune dalle insidie del maligno. (E’ bastato un piccolo insetto, il punteruolo rosso, per distruggere milioni di palme secolari in Sicilia). Non lasciateci soli, non lasciate che il “punteruolo” della mafia e dell’indifferenza uccida per la seconda volta Padre Puglisi, distruggendo il Centro Padre Nostro. Abbiatene cura, cominciate a rinforzare le basi che centinaia di volontari hanno gettato in maniera artigianale e disinteressata. Sedetevi attorno ad un tavolo, istituzioni laiche e religiose, e pianificate gli interventi da fare per non lasciare l’eredità di Puglisi alla mercè dei “predoni”. In particolar modo, ci rivolgiamo a Te, Chiesa di Palermo, che hai generato Don Pino alla Fede, troppo tempo sei stata lontana da Brancaccio e dai suoi bambini, non lasciarli ancora una volta orfani. Lì, a Brancaccio, Dio ha posto l’altare del sacrificio, lì, su quell’altare Padre Puglisi è stato immolato per il bene di tanti. Chiesa di Palermo, rivestiti di luce a partire da Brancaccio, dal sacrificio di uno dei tuoi uomini migliori. “Come i laici erano con lui in Chiesa, così lui era con i laici in strada o presso le istituzioni, perché il corpo ecclesiale è uno solo” (ritratti di santi, meditazioni di P. Antonio M. Sicari o c d Padre Pino Puglisi Servo di Dio). Questo diciassettesimo anniversario lo vogliamo dedicare ai cittadini detenuti di tutta Italia per la situazione di sovraffollamento che rende invivibile la permanenza in carcere. Il 18 settembre, alle ore 9,30, presso il teatro della Casa Circondariale del “Pagliarelli”, verrà proiettato il film “Brancaccio”, ispirato agli ultimi anni della vita di Padre Puglisi. Saranno presenti: l’Arcivescovo di Palermo, S.E. Paolo Romeo, il Prefetto di Palermo S.E. Giuseppe Caruso, il Provveditore Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott. Orazio Faramo, la Direttrice del Pagliarelli, la Dott.ssa Francesca Vazzana, il regista Gianfranco Albano e l’attore Ugo Dighiero (che interpretò Padre Puglisi). Signore, ascolta la mia preghiera, a Te giunga il mio grido. Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l’orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi (SAL 101, 3). Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte (SAL 1). Maurizio Artale Presidente del Centro Padre Nostro

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