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Verso le origini

data articolo 11/08/2009 autore Maurizio Artale categoria articolo COMUNICATI
 
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Maurizio Artale
Maurizio Artale
Due ore e mezza mi separavano all’andata dalle mie origini e due ore e mezza al ritorno mi separavano dalle mie origini. Ma come è possibile tutto ciò? Partendo da Palermo per recarmi in Terra Santa ero cosciente che non sarebbe stato un viaggio come gli altri ma che sarebbe stato un andare verso le mie origini in quel luogo dove “Un Uomo” ha diviso il tempo in due e cioè prima e dopo la sua venuta, quell’uomo Kerigmatico, il Cristo Morto e Risorto, il figlio di Dio. Il mio non vuole essere un diario di viaggio come quello di Egeria del IV secolo, ma una semplice riflessione, un raccontarvi le mie emozioni. Sin dall’arrivo a Gerusalemme mi è stato chiaro e palese la complessità di questi popoli e di questo territorio, una cosa a me congeniale visto che vengo da una terra come quella siciliana, terra che ha visto diverse dominazioni compresa quella Araba. Camminare tra le stradine(vicoli,suq) della Gerusalemme vecchia era come camminare tra i vicoli della “Vucciria”, del “Capo”, di “Ballarò” i mercati di Palermo e anche la panoramica vista dal terrazzo del Santo sepolcro era simile, per non dire uguale, a quella vista dai tetti del centro storico di Palermo. Il mio piede spedito calpesta le lastre di marmo che ha calpestato Gesù, dove egli è caduto, dove le sue mani si sono poggiate per spingere il suo corpo martoriato e rimetterlo in posizione eretta, di nuovo pronto a portare la Sua Croce, la nostra Croce, strumento di tortura, ma mezzo della salvezza dell’umanità scelto dal Padre. Qui il mio piede non vacilla, ha fatto esperienza tra le “Balate” della Vucciria sempre bagnate dall’acqua dei fruttivendoli, dei pescivendoli, del poligono. I miei occhi, il mio naso percepiscono, senza alcuna meraviglia, i colori delle bancarelle, gli odori, i profumi… si mi sento proprio a casa mia, nella mia città, ma una cosa mi lascia di stucco, sgomento, quasi mortificato, la visione e la visita al Santo Sepolcro; sembra un luogo, uno dei tanti bei monumenti abbandonati del centro storico della mia Città, agghindato di lampade ad olio, candele e candelabri, tutto sa di sporco… la mia visione occidentale quasi mi fa odiare le persone che lo custodiscono, emetto un giudizio, una sentenza: … “questi non sono degni di custodire un luogo così sacro , così importante per tutta l’umanità… Noi l’avremmo custodito meglio, lo terremmo più pulito, lo manterremmo in uno stato di decoro, adatto al rango di chi lo ha “abitato” anche solo per tre giorni”. Giro dentro quei luoghi quasi smarrito, schifato… esco e mi siedo nei gradini di fianco all’entrata e penso: Cosa c’entro io con questo luogo? perché Gesù è vissuto, morto e risorto in questa terra, tra questa gente? Mi sta bene la grotta di Betlemme, era un messaggio ad effetto per tutti, un Re che nasce in una stalla…ma perché continuarci a vivere? Era certo che non l’avrebbero capito. Questa sensazione mi accompagna quasi tutto il viaggio, ma quasi alla vigilia del ritorno a Palermo, dopo la salita al Monte degli Ulivi, stanco e stremato dalla salita a piedi, con quel caldo torrido, seduto davanti alla spianata del tempio, al muro del pianto, al cimitero ebraico, alla cupola dorata della Moschea di Omar, alla cupola del Santo Sepolcro, quasi la risposta sorge spontanea. Se non qui dove? se non tra questi popoli così litigiosi, tra chi? L’indomani ritorniamo al Santo Sepolcro e riesco a trovare un po’ di silenzio, di raccoglimento nella Cappella di Sant’Elena, dove è stata ritrovata la Croce del Cristo, ripenso al viaggio, ai luoghi visitati, alle messe celebrate… e un luogo mi torna in mente, la prigione di Gesù, a quando ho poggiato i palmi delle mie mani sulla roccia che avrà sorretto Gesù…al pianto ininterrotto di Antonella e di quell’abbraccio che ci ha unito alla sua sofferenza, tutto da lì a poco si sarebbe concluso, tutto da lì a poco si sarebbe avverato. Sono nell’aereo verso casa, il mio sguardo si incontra con i miei compagni di viaggio, ognuno di loro ha perso qualcosa in Terra Santa, ognuno di loro ha trovato qualcosa in Terra Santa, ma tutti siamo certi che ci ritorneremo…ritorneremo a cercare le nostre origini… Maurizio Artale Presidente

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