Sono appena partiti e per sette giorni andranno in giro per la Capitale, forse anche dal presidente della Repubblica. Sono i 35 ragazzi del centro Padre Nostro, dagli 11 ai 13 anni e tra i 15 e i 17 anni, che hanno deciso di partecipare all’iniziativa voluta fortemente dal comandante, Teo Luzi, che era stato al vertice provinciale in città ed è rimasto molto legato al centro di Brancaccio, intitolato a don Pino Puglisi. Proprio Luzi ora è il big sponsor morale dell’iniziativa, un fortissimo segnale in direzione della legalità.
Più benefattori, anonimi, hanno messo a disposizione i pullman per tutto il periodo di permanenza a Roma dei ragazzi. E con gli stessi mezzi il gruppo mercoledì andrà a visitare il Quirinale. Poi la Cappella Sistina, la Basilica di San Pietro, i Giardini vaticani e tutti gli altri siti importanti di Roma. Il pranzo al sacco sarà offerto tutti i giorni, durante le escursioni. L’alloggio sarà offerto dalle maestre Pie Venerini, suore che hanno sede pure a Roma ma che sono state anche a Brancaccio.
«Questo è il principio di padre Puglisi ˗ commenta Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro ˗. Lui diceva: “Se ognuno fa qualcosa, si potrà realizzare tanto”. Ciascuno ha fatto la sua parte per realizzare il sogno di questi ragazzi». Molti non sono mai usciti da Brancaccio, è il primo viaggio, la prima vacanza che permetterà loro di vedere cose che non hanno mai visto. Sarà un’esperienza nuova che i ragazzi ricorderanno per molto tempo.
«Il progetto è stato rinviato più volte per via della pandemia ˗ aggiunge Artale ˗. Ora finalmente si concretizza. Uno degli obiettivi principali è quello di avvicinare i giovani alle istituzioni, fare in modo che le vedano come amici a cui rivolgersi e dalle quali sentirsi protetti e non nemici dai quali tenersi lontani». Il progetto intende sostenere e valorizzare le esperienze di cittadinanza e partecipazione attiva. Si vuole accrescere nei giovani la conoscenza sugli organismi di rappresentanza. Sono lontani i tempi in cui, durante le prime colonie, organizzate dal Centro Padre Nostro assieme all’Arma, i genitori non volevano che i figli salissero sui mezzi degli «sbirri». Così li chiamavano, e non volevano avere a che fare con nessuno di loro.
«Dopo 28 anni di lavoro, le cose sono cambiate ˗ conclude Maurizio Artale ˗. Oggi partecipiamo alla Festa della polizia e dei carabinieri e ora questo viaggio rafforzerà il percorso che abbiamo fatto finora. Far vedere ai ragazzi dove i vertici del governo e le forze dell’ordine lavorano è importante. Ora stiamo raccogliendo i frutti di tanto lavoro. Anche con l’emergenza sanitaria non ci siamo fermati. Abbiamo raccolto circa 50 mila euro di generi alimentari per le famiglie di Brancaccio, Zen e Falsomiele. Mi fa piacere sottolineare che stanno partendo adesso, con noi, i figli di ragazzi che vent’anni fa partecipavano alle nostre attività e alle colonie. Molti ragazzi che hanno seguito un percorso al centro sono ora gli operatori che seguono i nuovi bambini e questa è una grande vittoria». (*ACAN)
Molti mai usciti dal rione. Saliranno pure al Colle Artale: «Dopo 28 anni dimostriamo che lo Stato non è nemico»
Anna Cane
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