Stavo per scrivere le mie riflessioni sulle manifestazioni organizzate dal Centro Padre Nostro in memoria di Padre Pino Puglisi e nel frattempo mi è arrivata una email da un volontario del Centro , Vito: "su quel piccolo campo di calcio era tutto il mondo. Era la città. Era Brancaccio. Ero io. Accanto erano le cose di un tempo. Lontano. Non molto lontano. Cose intrecciate all'eco di uno sparo. E di più al richiamo di un perdono. Molto di più, alle cose legate al valore di un sorriso. Tre giornate intense, dense, vive. Di quelle che lasciano il segno. Di quelle che tutti dovremmo imparare a memoria. Tutti e nessuno escluso, dalla gente cosiddetta comune, alla gente cosiddetta che conta. Dai politici agli uomini dello Stato, dal putiaro al carabiniere in divisa, dal chincagliere al maestro ebanista. Da me, forse troppo poco presente, a noi, forse ancora molto lontani. E poco addestrati a ricevere di quella eco il senso, il peso, il valore e l'immensa portata. Là in quei giorni era pure mio nipote braccato da gente cattiva. Dall'eco di uno sparo. Là erano i vecchi del quartiere Brancaccio e i bimbi delle terre a sud di Brancaccio, seme sapiente e linfa verde splendente. Da Brancaccio allo Stato. Ecco cos'era. E là era un uomo che gode del mio rispetto: un povero Cristo talvolta, un Leone di forza e coraggio spesso. Maurizio tra linfa e seme era là nell'eco di un sorriso". Credo che sintetizzi un po il sentire di tutti quelli che a vario titolo hanno realizzato e partecipato alle manifestazioni. Per tutto ciò un Grazie di cuore a Padre Puglisi che ci continua a rallegrare grazie al Suo sogno.

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