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Padre Puglisi, 17 anni dopo, Palermo ricorda il suo coraggio

ANNIVERSARIO. Oggi entrano nel vivo le commemorazioni del prete assassinato a Brancaccio il 15 settembre 1993 Già stamani a Brancaccio la scuola che per lui rappresentava il riscatto del quartiere lo ricorderà, al primo suono di campanella. E in corso il processo di beatificazione.

data articolo 15/09/2010 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo del Giornale di Sicilia
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La scuola che per lui rappresentava il riscatto del quartiere oggi lo ricorderà, al primo suono di campanella. La memoria è fatta anche di segni e l'istituto Padre Pino Puglisi a Brancaccio è l'esempio visibile del cambiamento. Don Puglisi puntava a questo quando fu ucciso 17 anni fa, a scardinare la mentalità del quartiere a partire dai più piccoli, riaffermando una cultura della legalità illuminata dalla fede. Era un sacerdote che predicava il Vangelo, formava le coscienze nella verità, promuoveva la carità e l'attenzione agli ultimi. Per questo fu ucciso, nel giorno del suo 56° compleanno, sotto la sua abitazione di piazzale Anita Garibaldi, a Palermo. La sua "condanna a morte" fu ordinata dai boss di Cosa nostra, divenuti intolleranti davanti ad un sacerdote, piccolo di statura ma gigante nella fede, che sottraeva nuova manovalanza alla mafia. Insieme con le famiglie di Brancaccio e il comitato Intercondominiale, ingaggiò una battaglia con le istituzioni dell'epoca per ottenere l'istituzione di una scuola media nel quartiere di Brancaccio e per la bonifica degli scantinati di via Azolino Hazon, diventati sede di ogni forma di illegalità. Il 29 gennaio 1993 don Puglisi inaugurò a Brancaccio il centro Padre Nostro, che diventò il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. E questo "sgarro" non fu perdonato. La sera del 15 settembre 1993 trovò ad attenderlo il killer Salvatore Grigoli, che si è poi autoaccu­sato del delitto e di decine di altri omicidi ed ha intrapreso un cammino di conversione. È stato lui stesso a raccontare le ultime parole che don Pino pronunciò prima essere ucciso: un sorriso e poi un criptico "me lo aspettavo". Grigoli, che era insieme a un altro killer, Gaspare Spatuzza, gli sparò un colpo alla nuca. Per il delitto sono stati condannati all'ergastolo Giuseppe e Filippo Graviano, mandanti e boss di Brancaccio, Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Gia­calone. Grigoli, divenuto collaboratore di giustizia, è stato condannato a 16 anni. È in corso il processo di beatificazione "super martirio", da pochi giorni è stato nominato il nuovo postillatore, monsignor Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano allo Jonio. La Congregazione per le cause dei santi ha chiesto un approfondimento ulteriore, per accertare se la pistola di Salvatore Grigoli abbia sparato veramente in odium fidei, ossia in avversione nei confronti della fede, e se, quindi, don Puglisi possa essere considerato un martire. E a Palermo entrano oggi nel vivo le manifestazioni di commemorazione. L'appuntamento è alle 18, in cattedrale, dove sarà celebrata la messa, presieduta dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito di Palermo. Numerosi i messaggi di commemorazione, da parte delle istituzioni. Lo ricorda il governatore Raffaele Lombardo come colui che "amando tutti, nel quotidiano esercizio del bene, contro ogni forma di sopruso e senza alcuna esitazione di fronte al cancro mafioso, è stato in grado di giungere al gesto eroico della donazione della vita”. “Per onorare la memoria di uomini straordinari come padre Puglisi dobbiamo impegnarci a diffondere la cultura della legalità senza lasciarci sopraffare dalla paura” aggiunge il presidente dell’Ars, Francesco Cascio. E del suo martirio parlano anche il capogruppo dell’Udc all’Ars, Rudy Maira, e il presidente del consiglio comunale, Alberto Campagna. Alessandra Turrisi

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