Palermo | 17/07/2024 | 13:24:47
Pagina Facebook Pagina Youtube Instagram Google Plus
Centro di Accoglienza Padre Nostro - ETS
Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

Parte da Lugano un progetto educativo pilota rivolto a bambini e ragazzi del quartiere Brancaccio di Palermo

SOLIDARIETÀ La fantasia genera fantasia

data articolo 21/05/2008 autore Azione categoria articolo RASSEGNA
 
torna indietro
Articolo di Azione
Articolo di Azione
Ci sono storie e storie. Quelle dei bambini e dei ragazzi che popolano il Brancaccio di Palermo, uno dei quartieri siciliani più degradati, sono storie di prevaricazione, violenza, soprusi. «L’happy end» -che viene dal riscatto del male subito per vivere finalmente una vita serena; una vita normale - non c’è quasi mai. Tanto che questi bimbi spesso neanche conoscono i racconti della favolistica classica: molti di loro non hanno mai sentito narrare una fiaba. Sulla base di questi presupposti parte da Lugano un progetto educativo pilota che, con inizio il prossimo settembre, intende ridare speranza ai minori della borgata affinché possano immaginare un futuro diverso da quello che la mafia, la quale fa dì tutto per tenerli in una condizione di sottosviluppo, ha già predisposto e disegnato per loro. Obiettivo dunque aiutare i bambini e i ragazzi del Brancaccio a immaginare un futuro diverso dal presente, spesso atroce e osceno, che conoscono. Il progetto «Un sogno per sperare» -che si basa sull’uso delle fiabe in una commistione con le nuove tecnologie - è stato concepito da «seed», un’organizzazione non-profit con sede a Lugano, e vedrà coinvolti sessanta minori del Centro Padre Nostro di Palermo, dieci educatori, due formatori «seed» e l’illustratrice ticinese Rosy Gadda Conti. « Nostro partner locale sarà il Centro Padre Nostro voluto e fondato da don Giuseppe Puglisi, assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993, a pochi mesi dalla costituzione della struttura. La scelta è caduta su Padre Nostro, che gestisce case di accoglienza e centri di aggregazione, in quanto l’operato dell’associazione mira già a mostrare e offrire alle persone bisognose dei quartieri poveri di Palermo una prospettiva di vita diversa, al di fuori del circolo vizioso delle logiche mafiose o degradate del contesto d’origine » ci spiegano Chiara Bramani e Isabella Rega, che laureatesi in Scienze della comunicazione all’Università della Svizzera italiana, sono formatrici «seed». Ma perché puntare proprio sulle fiabe, quando esistono tanti altri modi per sensibilizzare e sostenere i giovani in difficoltà? « Una problematica importante nell’esperienza dei bambini e degli adolescenti del Centro Padre Nostro, emersa nel lavoro pluriennale degli operatori, è la difficoltà nello sviluppare l’immaginazione. Non si tratta solo di lavorare di fantasia, ma dare ai giovani la capacità d’immaginare situazioni diverse da quelle che incontrano quotidianamente e quindi di generare una prospettiva personale, relazionale e anche professionale di più ampio respiro. L’uso della favola, per favorire la comunicazione e l’espressività, applicata alle nuove tecnologie può rivelarsi un ottimo strumento a questo scopo» annotano le nostre due interlocutrici. Narrazione e nuove tecnologie Nella pratica si intendono proporre attività che sfruttano le tecnologie della comunicazione e dell’informazione per un lavoro approfondito con i bambini e gli adolescenti. Grande attenzione è legata anche al metodo con cui si vogliono aumentare le competenze informatiche non solo dei partecipanti, ma anche degli educatori: « Vogliamo formare i formatori, in modo da dare il la iniziale. Il progetto dovrà poi vivere in maniera autosufficiente e autonomamente per essere applicato anche ad altre realtà » sottolinea Chiara Bramani, che per cinque anni ha lavorato al Politecnico di Milano nell’area dell’integrazione delle nuove tecnologie alla formazione. Attraverso la dinamica della narrazione, si vuole generare, in un contesto protetto e controllato, elementi di esperienze di vita reali « per predisporsi a riconoscerli e proiettarli creati-vamente nella propria vita. Questo può accadere sia per esperienze negative (il lupo di Cappuccetto Rosso che insegna a fare attenzione agli sconosciuti) che positive ( l’aspettativa per il principe come incontro di bellezza). Le nuove tecnologie sono invece strume nti importanti, la cui conoscenza può aumentare le chances sia scolastiche che professionali dei partecipanti. Inoltre, permettono di rendere accattivante la costruzione della narrazione». Le attività sulle favole saranno organizzate in due gruppi di età. Per i bimbi da 6 a 8 anni è previsto ascolto/lettura delle favole e dei giochi associati, seguito dalla creazione dì nuove favole da parte dei bambini stessi e dalla realizzazione di disegni cartacei scansionati da formatori o realizzati dai bambini con il programma Paint a rappresentazione della favola. Per i bimbi fra i 9 e gli 11 anni l’uso delle favole interattive sarà seguito dalla creazione di favole da parte dei bambini da rappresentare con un programma di presentazione animato dove verranno integrati disegni dei bambini e immagini fornite dagli operatori. Al Brancaccio faranno visita per formare gli educatori del luogo Chiara Bramani, Isabella Rega e l’illustratrice Rosy Gadda Conti. «Crediamo molto in questo progetto e abbiamo voglia di lavorare con i giovani che frequentano il centro. Minori che provengono da situazioni disagiate e con vissuti spesso molto pesanti, tanto che provando a far immaginare loro una fiaba, alcuni di questi giovani hanno inventato storie con protagonisti una principessa picchiata dal marito e sfruttata in casa e un principe meccanico che non riesce ad arrivare alla fine del mese con il proprio stipendio. Questi esempi riflettono un disagio alla cui base stanno situazioni quotidiane di vita difficili e un modello molto ristretto di riferimento, per il quale i giovani non riescono nemmeno a concepire una realtà differente da quella in cui si trovano a vivere. Noi proveremo a far sognare loro qualcosa di diverso» concludono le due formatrici. Anche perché - aggiunge Rosy Gadda Conti - « la fantasia genera fantasia e soprattutto non si consuma mai ». Insomma, esiste un altro mondo al di fuori del Brancaccio. Bisogna iniziare a immaginarlo. Raffaella Brignoni

segnala pagina Segnala