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Centro di Accoglienza Padre Nostro - ETS
Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

«Non vogliamo finire come Paolo Borsellino»

data articolo 22/07/2007 autore Famiglia Cristiana categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo di Famiglia Cristiana
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Prima quella voce al telefono che minaccia: «Ti faccio togliere il vizio... tu con la mafia, l'antimafia,.. ti ammazzo, ti sparo in bocca». Poi, dopo «una settimana in cui nessuno si è fatto vivo per farci sapere che ci era vicino», Maurizio Artale, responsabile del Centro Padre Nostro di Palermo fondato da don Pino Puglisi, decide di denunciare l'accaduto alla stampa. La risposta arriva puntuale la notte successiva: qualcuno buca le gomme di un pulmino del centro di accoglienza. A completare l'opera, qualche giorno dopo, un raid vandalico contro la scuola media del quartiere Brancaccio intitolata a padre Puglisi: muri e porte danneggiati, sedie e banchi rovesciati, aule allagate e imbrattate di vernice. Ma intanto le istituzioni si sono finalmente fatte sentire. La Prefettura ha assegnato una scorta ad Anale e ha disposto di intensificare la sorveglianza nell'intero quartiere. Il Comune si è impegnato a costruire un campo di calcetto su un terreno confiscato ai boss di Cosa nostra. La Regione ha promesso che sbloccherà i fondi per la costruzione di un nuovo centro anziani atteso da due anni. Secondo Artale non è detto che dietro gli atti intimidatori degli ultimi giorni ci sia direttamente la mafia: «Che interesse può avere ad accendere di nuovo i riflettori a Brancaccio? La presenza continua delle forze dell'ordine è un ostacolo alle attività criminali. Purtroppo, noi non possiamo soddisfare tutte le richieste e forse qualche nostro "no" ha pesato troppo, vista la disperazione che avvolge questo quartiere. Ma solo gli inquirenti potranno far luce su quanto è accaduto». Intanto, il 19 luglio, ricorre il quindicesimo anniversario della mone di Paolo Borsellino: «Mi ricordo quando vedevo passare la sua auto e quelle della scorta a tutta velocità e con le sirene spiegate. Mi davano fastidio. Non riuscivo a capire l'importanza del loro lavoro. Per questo, quando è morto, ho provato tanta vergogna». Un anno dopo, il 15 settembre 1993, la stessa fine toccò a padre Puglisi. «Noi cerchiamo di continuare la sua opera. Il 9 agosto porteremo in Svizzera 35 bambini dei quartieri degradati di Palermo per una vacanza studio. Non ci facciamo di sicuro piegare dalle intimidazioni. Andremo avanti, come sempre. Ma non vogliamo assolutamente diventare dei martiri». Eugenio Arcidiacono

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