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Centro di Accoglienza Padre Nostro - ETS
Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
Centro di Accoglienza Padre Nostro Onlus

Brancaccio, l'ansia e l'impegno del centro «Padre nostro»

data articolo 10/07/2007 autore La Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo de La Sicilia
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PALERMO. Nel 1991, quando mosse i primi passi sotto la guida di padre Pino Puglisi, era solo un punto di riferimento per i bambini. Un luogo in cui i più piccoli potevano studiare, giocare, trovare scampo ai pericoli della strada. Un luogo che già così, semplicemente, dava fastidio ai boss, perché i bambini, lì, imparavano le regole, il rispetto per gli altri, la legalità, valori tutti antitetici ai disvalori di Cosa nostra. Poi, nel gennaio del '93, crebbe, con un incremento delle attività a favore del quartiere: la lotta per ottenere finalmente una scuola media, per l'eliminazione del passaggio a livello che spacca in due Brancaccio. per il riconoscimento come diritti, e non come favori, di bisogni elementari, per il ripristino della legalità negli scantinati di via Hazon 18. Troppo, per i boss, che a settembre passarono al contrattacco uccidendo padre Pino Puglisi. Uccisero il parroco, ma non il suo motto, «e se ognuno fa qualche cosa...». Ed è così che, oggi, il centro Padre nostro è una realtà viva e attivissima, a Brancaccio e in altri due quartieri di frontiera del capoluogo siciliano, Falsomiele e San Filippo Neri, l'ex Zen. Una realtà che assiste, di tutto punto, circa 600 persone, dall'infanzia alla terza età. dando servizi che il pubblico, purtroppo, non riesce a dare. Una realtà che tuttora da fastidio, come dimostrano le ultime intimidazioni di cui proprio in questi giorni il centro è stato fatto oggetto. «Siamo in ansia - confessa Anna Federico, uno dei 150 volontari (73 sono ragazzi del servizio civile) che al centro padre Nostro prestano la loro opera - e c'è una tristezza diffusa per questi attacchi, anche tra i bambini. Ma continueremo a fare il nostro lavoro come sempre». Un lavoro capillare, quello svolto dal centro Padre nostro in favore della famiglia. «Abbiamo - continua Federico - un servizio infanzia completo, dall'assistenza ai bambini da 0 a cinque anni all’accoglienza dei bambini più grandi, dai sei ai 12 anni. Per questi ultimi le attività sono una miriade: facciamo sport, incontri, dopo-scuola d'inverno per aiutarli a fare i compiti». Altro capi tolo, l'assistenza globale alle famiglie. Il centro si occupa di assistenza alimentare e farmacologica, cura a casa gli anziani in difficoltà o quelli che non hanno una famiglia, qualcuno che possa accudirli, sostenerli, semplicemente ascoltarli, facendo loro compagnia. Un capitolo a parte riguarda poi chi vive difficoltà ancora più pesanti. Sono tre le case famiglia, sparse per la città in siti «protetti», che fanno capo al centro Padre nostro e che si occupano di ragazze madri in difficoltà, bambini che hanno subito abusi, ragazzi «difficili» affidati dal servizio sociale in alternativa al carcere. Attivo al centro di Brancaccio, inoltre, un servizio di consulenza familiare. Insomma, un'oasi. Un'oasi che, come si diceva, continua a dare fastidio a chi ritiene di essere «padrone» del territorio. Proprio di questi giorni le minacce telefoniche al responsabile del centro, Maurizio Artate e una nuova intimidazione, le ruote tagliate sabato notte al pulmino del centro. «È una situazione difficile - dice il presidente dell'associazione centro Padre nostro. Antonio Di Liberto - e senza serenità non si può andare avanti. Le istituzioni, tutte, devono fare la propria parte per dife ndere questa struttura». E ieri il tema è stato al centro di un vertice convocato dal prefetto, Giosuè Marino. Mariateresa Conti

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