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Fondato dal Beato Giuseppe Puglisi il 16 luglio 1991. Eretto in ente morale con D.M. del 22.09.1999
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Centro Padre Nostro, altro raid Bucate le gomme del pulimino

Nuova intimidazione contro la struttura di Brancaccio. Pochi giorni fa minacce di morte al responsabile. «Non siamo sereni, si rischia la chiusura»

data articolo 09/07/2007 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo del Giornale di Sicilia
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La mafia alza il tiro contro il centro Padre Nostro di Brancaccio. Dopo le minacce telefoniche a uno dei responsabili della struttura fondata da don Pino Puglisi, il sacerdote ucciso da Cosa nostra il 15 settembre 1993, sabato notte sono state bucate le gomme del pulmino usato dai volontari che era parcheggiato a circa 400 metri dall'ingresso del centro. Un ennesimo raid - il mezzo più volte era stato vandalizzato - sul quale si sono messi al lavoro i carabinieri. Il danneggiamento arriva dopo le minacce telefoniche al responsabile del Centro Maurizio Artale. «Figlio di p..., ti faccio togliere il vizio... tu con la mafia, l'antimafia... ti ammazzo, ti sparo in bocca», aveva a hrefato nei giorni scorsi un uomo con un marcato accento palermitano. «Non siamo sereni. Se la situazione non dovesse cambiare saremo costretti a chiudere il centro e a interrompere le attività che ogni giorno aiutano circa seicento persone - dice Antonio Di Liberto, 34 anni, presidente dell'associazione -. Gli operatori del centro che avrebbero dovuto accompagnare i ragazzi a mare hanno avuto questa amara sorpresa. La nostra presenza sul territorio ha come scopo quello di sostenere la gente che ha bisogno di assistenza: un vero e proprio cantie re della solidarietà grazie ai circa 150 operatori che ogni giorno si impegnano nelle diverse attività, è nostro preciso dovere garantire loro serenità e tranquillità - aggiunge Di Liberto -. Il nostro compito è stare sul territorio, vicino alle persone, però spetta ad altri garantirci l'opportuna serenità per continuare questo lavoro. Se non siamo sereni è chiaro che non si può andare avanti. Le istituzioni, ognuna per la propria competenza, devono fare la loro parte. Se, come tutti affermano, il cen tro è un patrimonio della città occorre difenderlo in maniera seria». Ieri Maurizio Artale ha rincarato la dose: «Bisogna istituire subito un tavolo per l'emergenza Brancaccio. Abbandonare questo quartiere significherebbe fare un passo indietro nella lotta alla mafia nel suo complesso. Nell'arco di una settimana le istituzioni come il Comune, la Regione e la prefettura devono dire cosa intendono fare - afferma Artale -. Siamo stanchi di aspettare i tempi biblici degli apparati. Ma ciò che ci colpisce è il silenzio tombale della chiesa, dalla quale non è giunta nemmeno una nota di solidarietà». Sulla catena di intimidazioni sono al lavoro gli investigatori. Ieri i carabinieri hanno compiuto un nuovo sopralluogo a Brancaccio. Intanto, si attendono i risultati degli accertamenti per comprendere da dove sono partite le telefonate minatorie fatta ad Artale (che ha fornito in denuncia due numeri di cellulari) e chi è l'autore. V.F. Il prefetto convoca un vertice per oggi «Massima attenzione sul quartiere» il questore Caruso: «Saranno intensificati i servizi di vigilanza» «Su Brancaccio e sul centro Padre nostro c'è la massima attenzione, l'impegno della prefettura e delle forze dell'ordine non è mai venuto meno». Il prefetto Giosuè Marino ha convocato per oggi alle 9.30 i responsabili del centro Padre nostro di Brancaccio per un incontro che servirà a fare il punto deDa situazione dopo le ultime minacce. «Ci confronteremo e valuteremo quali iniziative prendere», afferma Marino, lì presidente del centro Padre nostro, Antonio Di Liberto, annuncia che «consegnerà un dossier con ottanta denunce di danneggiamene e furti contro il centro Padre nostro. Dopo l'incontro valuteremo cosa fare». I volontari del centro fondato da don Puglisi dicono di non volere solidarietà a parole ma che «ognuno nel suo ruolo faccia qualcosa». La catena di intimidazione contro i responsabili del centro Padre nostro è all'attenzione dei responsabili delle forze dell'ordine. Ieri il questore Giuseppe Caruso ha annunciato di avere «già disposto l'intensificazione dei servizi di vigilanza» attorno alla sede della struttura fondata da don Pino Puglisi. «In prefettura ci sarà presto una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica - aggiunge Caruso - nel corso della quale sentiremo i responsabili della struttura per decidere se disporre ulteriori misure di sicurezza». Anche i carabinieri hanno intensificato i controlli. «Già dall'arrivo delle telefonate minatorie abbiamo rafforzato la vigilanza – spiega il colonnello Andrea Taurelli, comandante del reparto territoriale dell'Arma -. E poi siamo costantemente in contatto con i responsabili del centro Padre nostro».

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