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Sede inagibile, volontari trasferiti Lo sperone perde il centro sociale

Allarme delle associazioni che operano nel quartiere. L'assessore: "Avranno altri locali"

data articolo 21/05/2004 autore La Repubblica categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo de La Repubblica
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L'ultimo assistente sociale è andato via martedì pomeriggio da largo Giuseppe di Vittorio, la periferia più disperata della città che si chiama Sperone. Dall'altra parte della strada erano già tornati spacciatori. Ha fatto presto il giro del quartiere la notizia che il Comune chiude il centro sociale perché inagibile, e al momento non ci sono soldi per la ristrutturazione. Allo Sperone nessuno ha dimenticato che fino a dieci anni fa quella struttura era proprietà delle gang della droga. Per mesi la polizia contese quegli spazi agli spacciatori. Poi in via di Vittorio arrivarono la giunta Orlando e la commissione parlamentare Antimafia al gran completo: le gang capirono che si erano accesi troppi riflettori sullo Sperone, il supermarket palermitano della droga. Meglio indietreggiare. Lasciarono il centro sociale. Solo quello, naturalmente. Adesso il centro è chiuso. Ufficialmente è stato trasferito in via Adorno, angolo via Messina Marine. "Troppo distante, praticamente un altro quartiere", dice la gente dello Sperone. Entro il 28 maggio andranno lì gli assistenti sociali. Ma non c'è spazio per le cinque associazioni di volontariato che operano in convezione con il Comune: l'assessore Cettina Bonomolo ha assicurato una sede pure a loro, al Solarium di via Messina Marine. Ma anche quello è un altro quartiere. "Quel centro rappresentava l'unica presenza delle istituzioni allo Sperone", dice Marianna Giacalone, presidente della cooperativa Incontro, una delle associazioni che lavoravano in via Di Vittorio: "Quel centro era l'unica alternativa vera per i giovani del quartiere, schiacciati da una realtà in cui non c'è altro che lo spaccio di droga a ogni angolo della strada". La ludoteca animata dalla cooperativa Incontro era così molto di più che un centro per gli adolescenti, l' si ritrovavano anche i genitori e i più anziani dello Sperone. "Al Comune avevamo chiesto di restare, avevamo promesso di sistemare noi una parte della struttura per continuare a svolgere le attività. Ma non ci è stato concesso. Il centro è inesorabilmente chiuso . dice Peppe Gandolfo, della cooperativa Argonauti, che fa capo all'Arciragazzi: Potete scommetterci, fra qualche giorno l'edificio comincerà a essere vandalizzato, porteranno via tutto. E' tornerà ad essere un luogo di spaccio". Dalle Attività sociali risponde l'assessore Cettina Bonomolo: "La relazione degli ingegneri dei Lavori pubblici parla chiaro: la struttura non è agibile. Gli assistenti sociali avranno comunque una nuova sede, così come i volontari". Il centro di via Di Vittorio sarà ristrutturato, assicura l'assessore. Quando, non si sa. "Scriveremo al più presto ai funzionari del Lavori pubblici -dice Cettina Bonomolo -per chiedere un sopralluogo: saranno loro a dirci che interventi sono necessari. E' chiaro che anche noi vogliamo il riutilizzo della struttura per fini sociali . le associazioni ribadiscono: "Assegnate a noi la struttura, così non andrà persa". Ribatte l'assessore: "Non se ne parla, è pericolante . Ferdinando Siringo, responsabile regionale del Movimento volontariato italiano, invita il Comune a soluzioni innovative: il volontariato ha la forza di gestire quella, come altre strutture, attraverso raccolte popolari di fondi. La collettività sente come propri gli spazi della solidarietà. Lo sperone è sempre rimasto un simbolo - nel bene e nel male - ecco perchè adesso dopo la chiusura del centro, si mobilitano in molti. Lino D'Andrea, storico animatore dell'Arciragazzi, lancia il suo allarme: "Lo Stato non può andare via dal quartiere dove c'è il più alto tasso di disoccupazione e di dispersione scolastica". Ed è un allarme non solo per lo Sperone: anche a Brancaccio l'auditorium del Centro Padre Nostro è chiuso ormai da sei mesi perché il Comune non ha i soldi per la ristrutturazione. Così molte attività sono ferme. L'altra notte, nella sede principale del Centro Padre Nostro è crollato un soffitto. Salvo Palazzolo

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