"Dalla mia cella vedo solo il cielo, provo a colorare anche quello. Qui a Favignana tutto appare molto buio: devo scontare una pena spropositata, 10 anni e 6 mesi di carcere, perché vendevo cd e cassette musicali. Non è la giustizia in cui credo: chi ha ucciso Marta RUSSO è stato condannato a 6 anni, il suo compagno a 4. Io non ho mai fatto del male a nessuno, sono solo un venditore ambulante, con una moglie e tre figli".
Inizia così la lunga lettera di Vincenzo Cernigliaro, finito in carcere perché deve scontare un cumulo di pene, tutte e sono venti - per aver venduto cd taroccati su un carretto siciliano. Queste le sue riflessioni attorno alle domande che gli abbiamo posto attraverso i suoi familiari.
"Non sono pentito di quello che ho fatto", scrive: "Se a Palermo non ci fosse lavoro, tornerei ancora a spingere il mio carretto, per vendere musica. Non voglio essere frainteso, domando: come reagireste voi se un giorno, senza lavoro, vi trovaste a dover sfamare una famiglia? Io ho dipinto il mio carretto siciliano meglio che potevo e ho camminato chilometri, giorno dopo giorno. Io non rubo, non spaccio, non uccido, non violento.
Vendo musicassette per le strade di Palermo, e a volte anche nei paesi. Lavoro in nero, lo so.
Ogni volta i vigili urbani si avvicinano, mi chiedono i documenti, glieli consegno. Ma mi dicono: ci dispiace, dobbiamo sequestrare la sua merce".
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