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Opera per la vita, e l'arte va oltre l'estetica - La scultura di Marco Nereo riflesso della storia e dell'impegno sociale

data articolo 19/09/2002 autore Giornale di Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo del Giornale di Sicilia
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PALERMO. Piazzetta Anita Garibaldi, nel quartiere di Brancaccio, è un quadrato di cemento circondato da edifici di edilizia popolare dalle facciate ferite: sembrano i segni del recente terremoto, in realtà sono l'emblema di un terremoto dalle proporzioni ben più grandi, quello perpetrato dallo strapotere devastante della mafia, quel potere che trova l'humus del consenso lì dove lo Stato non è in grado di rendere "vivibile", "umano", "efficiente", "sano" il luogo dove vivono i suoi cittadini. In una di queste case abitava Padre Puglisi, emblema, al contrario, della voglia di vivere liberi, in onestà, affratellati dal sentimento religioso e dalla fede nella giustizia, e non solo in quella divina. Fu ucciso su questa piazzetta nove anni fa per aver detto "se ognuno fa qualcosa..." e per aver iniettato, ben più di quanto fosse sopportabile, germi di ribellione alla mafia nelle coscienze dei cittadini di Brancaccio. L'altro pomeriggio all'inaugurazione dell'"Opera per la vita", un piccolo "giardino dei semplici" con un intervento dell'artista veneziano Marco Nereo Rotelli, realizzato in memoria di padre Puglisi a nove anni dal suo assassinio, i cittadini di Brancaccio probabilmente erano ancora troppo pochi e quasi sommersi dalla copiosa presenza dei rappresentanti delle istituzioni, i politici con le loro scorte, i portaborse, i giornalisti, i videoperatori. Oggi con loro rimane un'opera d'arte e un giardino di salvia e rose gialle. Ma la forza di questo intervento sta nella sua capacità di aprirsi alla gente, di creare quotidianamente una interazione con gli abitanti, di invitare con la sua presenza alla testimonianza e all'attenzione continua. "Opera per la vita" è realizzata su due lastre d'acciaio cromato conficcate sulla terra come due pagine di un libro e da una lastra di policarbonato, che reca incisa una poesia di Mario Luzi, prologo di un testo che verrà messo in scena al Teatro Biondo dallo Stabile palermitano la prossima stagione di prosa, scritto appositamente per don Puglisi. Le due lastre, serigrafate da un lato con due foto di giovani insieme al sacerdote, sulle quali risalta la scritta "se qualcuno fa qualcosa...", sono predisposte ad accogliere i pensieri, i ricordi, le parole in libertà dei cittadini, che con un pennarello intervengono direttamente sull'opera. Rotelli con questo lavoro riflette sulla dimensione collettiva dell'arte e sul suo ruolo quale riflesso della storia, caricato di un impegno che va ben oltre quello meramente estetico. Un'opera in linea con la scelta teorica indicata quest'anno a "Documenta", la rassegna d'arte contemporanea che ogni cinque anni concettualizza i compiti, le istanze, le direzioni della ricerca artistica mondiale. A Kassel quest'anno l'arte mostrava il suo lato più impegnato, più attento alle dinamiche socio-politiche-economiche che determinano cambiamenti geografici, emigrazioni di popoli, rivolte, emarginazioni, sottosviluppo, esili, guerre. Bandito l'effimero, il trash e tutto ciò che fa moda, l'arte ritrova quel linguaggio sincero che nasce dall'urgenza del contenuto, dalla concretezza dell'impegno, e al tempo stesso dalla convinzione di restituire la complessa reazione dell'animo umano alla vita. Per Marco Nereo Rotelli, invitato ad eseguire l'opera dall'Ufficio Ville e Parti Storiche del Comune di Palermo, a cui vanno intestate la progettazione e l'esecuzione del giardino, questo lavoro è come "un sogno che si trasforma in rimorso, ma che spero ritorni a diventare sogno per avverarsi", come un piccolo intervento che predispone al recupero di quest'area, un punto irradiante di una diversa cultura dello spazio e della vita di Brancaccio. Emilia Valenza

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