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Raid nella chiesa di don Pino - Messaggio mafioso a Brancaccio agli eredi di padre Puglisi

data articolo 19/05/2002 autore La Sicilia categoria articolo RASSEGNA
 
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Articolo de La Sicilia
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PALERMO -Intimidazione mafiosa o atto vandalico? Qual è l'origine del raid notturno nella chiesa di San Gaetano di Brancaccio? Gli investigatori stanno tentando in queste ore di decifrare il "messaggio" che hanno voluto lanciare gli autori del raid, la prima pista sembra quella che ha più fondamento. Porte divelte, paramenti sacri rovesciati sul pavimento, arredi danneggiati, ma nessun furto. Gli autori dell'azione non hanno rubato i soldi contenuti nelle cassette dell'elemosina, né i pochi oggetti di valore che si trovavano negli armadietti della sagrestia. La devastazione all'interno della parrocchia di San Gaetano, retta fino al '93 da don Pino Pugliesi, li sacerdote ucciso dalla mafia, è al centro dell'attenzione degli inquirenti.. A scoprire l'atto vandalico sono stati ieri mattina i parrocchiani di Brancaccio che hanno notato una finestra della chiesa aperta. Proprio da quella finestra, secondo i primi accertamenti, sarebbero entrati gli autori dell'intimidazione. Una volta entrati, i parrocchiani si sono accorti del caos ed hanno avvertito i carabinieri: si è capito subito che non si era trattato dell'opera di ladri perché gli oggetti di valore sono stati trovati al loro posto. I carabinieri hanno effettuato i rilievi tecnici e le fotografie che sono state allegate al primo rapporto che sarà consegnato a breve all'autorità giudiziaria. Gli investigatori non escludono la pista intimidatoria delle cosche locali. Il parroco don Golesano ha raccolto l'eredità, pesantissima, di don Giuseppe Puglisi. E come il "martire" del 15 settembre del 1993, sta cercando di risvegliare le coscienze e di riportare la legalità in un quartiere ancora oggi accerchiato dalle cosche mafiose. E' di una settimana fa l'ultima operazione antimafia con la Squadra mobile che ha inferto l'ennesimo colpo ai taglieggiatori di Cosa Nostra. Dalle pagine dei provvedimenti di custodia cautelare è emerso che i commercianti e i piccoli imprenditori del quartiere sono costretti a pagare il pizzo alla mafia. "Pagano pure i chiodi", aveva detto agli inquirenti un collaboratore di giustizia, a testimonianza che ancora oggi a Brancaccio lo Stato non è presente in certi settori sociali.

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