Il Centro di accoglienza Padre Nostro di "Padre Puglisi" ha ricevuto dalla Sovrintendenza ai Beni culturali, in comodato gratuito e per 5 anni, l'area archeologica degli Schiavoni. Sono 8 chilometri quadrati che si estendono dalla chiesa San Giorgio dei Genovesi, accanto a piazza Tredici Vittime, fino a piazza Tavola Tonda, subito dietro il Conservatorio, rione San Pietro. "Da circa 2 mesi 3 detenuti lavorano per portare alla luce gli scavi archeologici dell'area Schiavoni - dichiara il presidente del centro Padre Nostro, Maurizio Artale - perché il nostro progetto, denominato Al Bab, oltre a prevedere un'azione di riqualificazione ambientale, vuol essere l'occasione per il reinserimento delle fasce sociali deboli e l'applicazione dell'articolo 27 della Costituzione". Articolo 27 che recita: "La responsabilità penale è personale. L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte" Un progetto per risollevare un'importante zona archeologica, perché non va dimenticato che lì sotto c'è la porta di San Giorgio dei Genovesi, oltre a buona parte delle mura della città; tutto seppellito dai bombardamenti durante la guerra e poi lasciato nell'incuria più totale dopo gli scavi della Sovrintendenza di vent'anni addietro. Partecipano in molti al progetto, dalle tante onlus che affiancano il centro "Padre Nostro", come le associazioni "Laboratori riuniti altrove", "Acunamatata", "Immagininaria ragazzi", la "Conferenza regionale Volontariato e Giustizia della Sicilia", la "Fondazione Giovanni Paolo II di Fiesole", fino al sindaco Orlando e al Comune di Palermo, al Dipartimento regionale ai Beni culturali e ambientali e alla casa circondariale di Pagliarelli. E il cuore e il motore del progetto sono proprio questi ultimi: gli ospiti - obbligati - del carcere. Theodor Middlebrook è uno di questi. Un omaccione di mezza età nato in Colombia ma residente per parecchi anni a New York. Poi l'Italia, dove ha vissuto e lavorato a Foggia. Qui una lite col suo socio è sfociata in omicidio. Gli hanno dato 10 anni di carcere. Fra buona condotta e altro è sul finire - dice - e se va tutto bene dovrebbe uscire nel dicembre del 2014. Intanto "esce" per buona parte del giorno - fino alle 5 del pomeriggio poi rientro e notte in cella - per il progetto di Maurizio Artale. "Sono molto contento di essere qui - racconta Theodor - all'aria aperta. Basta questo. Io non ho famiglia a Palermo e non conosco nessuno. Qui parlo con la gente che passa, magari ci sono turisti, e mi rendo utile per qualcosa di buono. Ed è bello stare così, senza nessun guardiano che ti sorveglia o ti dice cosa devi fare. Certo se fossimo sotto la sorveglianza armata non sarebbe la stessa cosa. Ma così...". Ma così è un'altra cosa. E se le cose andranno per il verso giusto, come crede Artale, i detenuti - archeologi aumenteranno. Per loro è anche previsto un laboratorio dove preparare gelati da vendere in un chiosco dentro l'area archeologica, ma anche in giro con le motocarrozzette.
Alessio Gervasi
al bab | reinserimento sociale | riqualificazione ambientale | Segnala |
Ennesimo furto al Centro di Accoglienza Padre Nostro. Obbligata la chiusura di una delle sedi Incerto il futuro dei cittadini detenuti affidati al centro dall’amministrazione penitenziaria 01/08/2016 |
Martedì 21 luglio 2015 verrà inaugurato il percorso archeologico negli scavi del rione S. Pietro e di Piazza XIII vittime Iniziativa prevista dai progetti Al Bab e Mare Memoria Viva 20/07/2015 |
I detenuti "archeologi" in Sicilia investono nel turismo Corriere Sociale 04/05/2014 |
Progetto Al Bab Progetto a fovore della riqualificazione ambientale e del reinserimento delle fasce sociali deboli 06/11/2013 |